La Giunca, non solo un parco di sculture

Stories by #CCTravellers for La Giunca 2023

Testo di Stefania Rinaldi
Foto di Simone Ridi


LIVORNO Non è semplice tirare un unico filo che possa ripercorrere gli avvenimenti legati alle vite degli artisti Franca Frittelli e Ariberto Badaloni. Nelle tre giornate che abbiamo passato con loro, tantissime sono state le strade raccontate e le vicende narrate rispetto alla loro vita insieme e ai loro interessi, al loro percorso artistico e al loro pensiero politico. Un’immersione nel loro mondo che ho deciso di raccontare partendo dal luogo che ci ha ospitato. 


La casa-studio

Arrivati nel primo pomeriggio, abbiamo preso alloggio nella loro casa-studio a Vada, accanto alla chiesa che domina la piazza del centro cittadino. L’aspetto della casa di Franca e Ariberto rivela già dall’ingresso il grande amore per lo studio che li contraddistingue. Una libreria si estende fino al soffitto, popolata di sculture di Franca, lampade accese con luci colorate, pubblicazioni artistiche ordinate su mensole e non solo. La curiosità e l’amore per la lettura mi fa scorrere con lo sguardo i titoli sugli scaffali; ci sono libri legati all’arte, racconti di vita di chi abita e libri sulla condizione femminile e sull’emancipazione della figura della donna del secolo appena trascorso; i volumi presenti parlano di politica, di filosofia, di psicologia.

Non ho ancora avuto modo di parlare con Franca e già la libreria mi svela una parte di lei che conoscerò a breve. Cineprese e macchine fotografiche analogiche si alternano tra un ripiano e l’altro e tra le letture possibili si trovano anche argomenti legati al cinema e alla fotografia. Le pareti intorno e le altre stanze sono sature di dipinti e grafiche di Ariberto, disposte come in una galleria dell’800, su più livelli, quasi a formare un unico racconto fantastico dove ognuno di noi può divertirsi a trovarne la sequenza corretta. Percorrendo tutte le stanze della casa mi accorgo che la voglia di trasformazione e modellazione della materia propria del carattere di Franca e Ariberto appartiene ad ogni angolo possibile; una gamba scolpita come colonna della cucina, un mare con le sue onde, conchiglie e specchi-mosaico in bagno, un cortile abitato da figure di terracotta, piante e animali sulla parte esterna della casa. Dietro una porta in stile liberty, scoprirò in seguito, si nasconde lo studio di stampa grafica di Ariberto. 


Il Parco delle sculture La Giunca

A pochi passi dalla casa-studio si accede al mare e, dopo aver trascorso in spiaggia la mattina seguente, ci siamo recati per una prima visita al Parco delle sculture La Giunca. Percorrendo una strada sterrata ci siamo fermati davanti ad un cancello colorato affiancato dalla segnaletica che indica l’inserimento del parco negli itinerari delle eccellenze artistiche della Regione Toscana. Seduti all’ombra di un albero Ariberto ci racconta l’idea che ha dato origine al parco-sculture.

La coppia ha infatti deciso di acquistare nel 2010 un terreno agricolo lungo Via la Giunca, nel comune di Rosignano Marittima, in provincia di Livorno. La conformazione della collinetta rende lo spazio naturalmente percorribile con un dislivello che vede ad oggi nella parte alta la sede dello spazio laboratoriale per la realizzazione di grandi sculture di Franca e, scendendo lungo il crinale, la piantumazione di alberi ed essenze varie intervallate da sculture di pietra, argilla, marmo, legno e ogni altro materiale modellabile. Opere di natura piccolissima o monumentale che dialogano con lo spazio e con il percorso scandito anche dalle riproduzioni grafiche di Ariberto.

Non c’era nulla prima del loro intervento, la collina era brulla e assolata e ogni pianta e oggetto all’interno del parco è parte dell’immaginario che gli artisti hanno deciso di realizzare. Un intervento che ridisegna il paesaggio, sempre in divenire, che ospita oggi anche serate legate all’arte, alla cultura, a temi politici e sociali, nella parte inferiore del parco dove ha sede una piccola agorà teatrale. Al limite del parco si trova una casetta in forma di opera abitabile, pensata per ospitare amici e creativi in residenza.

Franca ci invita a passeggiare attraverso i percorsi segnati e ci illustra i numerosi temi che vengono trattati nelle sue opere, dal significato intimo e personale, sociale, politico e di denuncia. La costante presenza del corpo e dell’affermazione dell’identità femminile nelle sue sculture rende trasparente il suo impegno legato ai movimenti femministi e le sue parole si accendono quando argomenta rispetto alla necessità, ancora purtroppo presente come urgenza nella società, di portare avanti la lotta per l’autodeterminazione della donna e per la parità di diritti in campo sociale, politico e lavorativo. 

La giornata trascorre con grande rapidità e decidiamo di concludere la serata a Livorno, dove mille domande prendono corpo dai racconti di Franca, Ariberto e da un gruppo di amici che si sono uniti a noi per la cena. Arrivati all’ultima giornata da trascorrere insieme e raggiunti da Elena e Ilenia di CCT-SeeCity, decido di concludere l’esperienza con un intervista riguardante una piccola parte della loro vita artistica che mi ha colpito e incuriosito in modo particolare. Fondamentale per il racconto come spesso accade è il sedersi a tavola e l’occasione è il pranzo programmato al parco-sculture. Arrivati qui, Franca si dirige ai fornelli e insieme condividiamo il momento del pasto, per me un passaggio obbligato che diventa rito dall’attimo in cui collettivamente decidiamo di partecipare. 


Il Centro Ricerche Audiovisive

È questo anche il giusto tempo per approfondire la storia che più mi ha colpito nel chiacchierare durante le giornate trascorse insieme, l’esperienza del Centro Ricerche Audiovisive, fondato da Franca Frittelli e Ariberto Badaloni nel 1984. Una ditta individuale con ragione sociale, conseguenza delle esperienze legate al cinema che li ha visti coinvolti come gruppo alternativo di Livorno e del corso di formazione documentaristica promosso dalla Regione Toscana con lo scopo di formare operatori “addetti Radio e Televisione” professionali per tutto il territorio regionale.

Il taglio dato dagli artisti rispetto al mezzo multimediale si fonda su una volontà documentaristica dalla visione innovativa, con una forte componente didattica e la scelta di soggetti storici, culturali, industriali. Franca ci racconta l’origine della fascinazione per il cinema, legata ad esperienze pregresse di film a soggetto e alla collaborazione nel 1983 con il collettivo Teatro Vita. Pellicole che parlavano di identità, percorso, valorizzazione, duali nella loro parte etica e poetica. Lo studio di registrazione, montaggio e doppiaggio con attrezzature professionali viene installato nella sala di Piazza Garibaldi e in questa sede nasce l’idea di provare a instaurare una sinergia con il paesaggio industriale che in quegli anni si affermava con forza all’interno del territorio della Val di Cecina. Si tratta di complessi industriali importanti a livello mondiale, colossi quali Enel, EniChem, Solvay e Saline di Stato.

Il progetto prende avvio dopo alcuni mesi di ricerca e un iniziale rifiuto da parte della società Solvay, interpellata come primo soggetto vista la prossimità rispetto al territorio indagato. Dal 1985 gli artisti sono impegnati nella realizzazione del documentario geologico, ambientale ed industriale sulla Val di Cecina dalla foce alla fonte, terminato e presentato l’anno successivo, nel 1986. Durante questo periodo intenso di lavoro le riprese si svolgono dentro e fuori gli impianti industriali, in particolare all’interno delle Saline di Stato dove Franca ci racconta di aver filmato per un anno intero, dall’estrazione allo stoccaggio sia di sale industriale che alimentare.

Tutte le riprese sono state guidate da testi forniti da esperti geologi, fisici, chimici, in particolare dal professor Mazzanti del C.N.R. di Pisa e in stretta collaborazione con le aziende coinvolte. In località Pisa Larderello si trova la sede Enel che commissiona loro, in collaborazione con U.N.G. (Unità Nazionale Geotermica) un ulteriore video didattico legato alla produzione dell’energia elettrica dal fluido endogeno per gli addetti dell’azienda.

La straordinarietà delle immagini che oggi possiamo visionare comprende la possibilità data agli artisti dai dirigenti dell’epoca ad accedere, filmare e divulgare strumenti tecnologici, macchinari e persino prototipi all’interno dello stabilimento. Franca ci racconta di aver filmato in luoghi assolutamente inaccessibili e che oggi sarebbero impensabili a causa delle strette norme di sicurezza legate anche al segreto industriale. Il film, in forma di indagine conoscitiva del territorio, è stato presentato al pubblico a Cecina, alla presenza dei dirigenti Enel, EniChem e Saline di Stato, destando scalpore e interesse. Dopo alcuni mesi anche l’azienda Solvay contatta Franca e Ariberto per realizzare un video dal taglio informativo e didattico in un confronto tra le tecnologie obsolete e l’innovazione proposta nel trattamento chimico dei materiali. Il breve video paragona il primo braccio robotico che esegue l’analisi chimica messo a confronto con la mano umana. Le musiche scelte dagli artisti attivano un nuovo immaginario legato alla tecnologia innovativa, che trasforma il movimento robotico in una danza.

Questa visione immaginifica e positiva dell’avanzare tecnologico si confronta e si scontra con la bellezza naturale e culturale del territorio e con il cambiamento radicale che la mano dell’uomo provoca sugli ecosistemi, con uno stravolgimento che traspare chiaro in tutte le fasi di ripresa e nei contrasti accentuati dal taglio che gli artisti hanno impresso sulla pellicola. L’importante lavoro del Centro di ricerche Audiovisive di Livorno comprende inoltre il materiale didattico ad uso delle scuole, vocazione degli artisti che hanno scelto nel loro percorso di essere anche docenti e formatori. Un primo prodotto audiovisivo viene realizzato nel 1986, in occasione della celebrazione durante l’anno degli etruschi, acquisito da alcuni istituti in autonomia, dal titolo “Etruschi in Toscana. Acropoli e necropoli”, diviso in tre pellicole da sessanta minuti ciascuna. Nel 1989 viene realizzato un secondo film didattico di matrice storico-artistica sulla città di Lucca. Tutto il materiale prodotto è stato messo a disposizione delle istituzioni che spesso non ne hanno colto l’importanza e per questo oggi è difficilmente reperibile se non negli archivi privati conservati dagli artisti.

Infine, di grande interesse metodologico-formativo, il lavoro svolto in collaborazione con l’Università della Terza Età, che ha previsto la produzione filmica al termine di laboratori e seminari legati all’arte-terapia e alla teatro-terapia. Le pellicole dai soggetti classici e dalla realizzazione sperimentale contemporanea sono “Gli Uccelli”, tratto dalla commedia di Aristofane e “Il flauto Magico”, tratto dall’opera di Mozart. In particolare Franca pone l’accento sulla straordinarietà del doppiaggio audio del flauto magico, dove alunne e alunni con diverse provenienze geografiche eseguono i testi con il proprio accento ma senza errori dettati dagli influssi dialettali. Alcuni materiali descritti possono essere visionati sul canale YouTube dedicato e la loro visione da parte mia nelle settimane successive a questa esperienza ha rafforzato in me la convinzione che questi documenti straordinari necessitano di una ulteriore valorizzazione e di un’archiviazione che possa renderli maggiormente accessibili.

Ringrazio quindi Franca e Ariberto per la loro grande disponibilità e spero con questo breve racconto, accompagnato dalle fotografie di Simone Ridi, di aver trasmesso a chi leggerà l’importanza del lavoro che questa coppia di artisti porta avanti da anni, dedicando le ultime righe alla volontà di poter collaborare attivamente con loro.


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