Ljubljana, in prigione senza passare dal “via”

Chiara Piotto

LJUBLJANA Da fili tesi tra un lato e l’altro della Trubajeva Cesta, penzolano grappoli di scarpe da ginnastica. Sospese, i lacci a tenerle salde, sotto ad alcune si leggono nomi e dediche. Siamo nell’arteria giovane del centro storico di Ljubljana, la capitale slovena; farcita di ristoranti etnici e di librerie, la viuzza scorre parallela al fiume Ljubljanica e seguirla è un metodo infallibile per arrivare al ponte triplo, area di snodo pedonale principale.

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Della capitale slovena, di piccola taglia rispetto ad altre capitali europee, stupisce l’alta concentrazione di componente giovane: tanti ragazzi, tanti ostelli, tanti locali. C’è una quantità di librerie decisamente insolita e gradevole, non tanto fatta di grandi catene o di punti di vendita universitari, quanto di botteghine incassate agli angoli delle vie, stipate di tomi polverosi sormontati a 1euro. Sulle copertine ingiallite, campeggiano altisonanti nomi consonantici e titoli noti resi irriconoscibili dalla traduzione in sloveno o dalla trascrizione in cirillico.

Vista da vicino Ljubljana ha l’aria dell’universitaria al suo primo anno all’estero: soffre per il maltempo precoce ed esce tanto la sera, è così in movimento che ha reso moderno – fin troppo – persino il castello medievale. É anche una buona tifosa della sua nazionale agli Europei di basket, quest’anno ospitati proprio dalla Slovenia. Il team di casa è bianco e verde ed ha come mascotte il drago, già simbolo della città; lo spirito agonistico è così alto che ovunque in centro sono stati disseminati canestri, mentre palle da basket e poster fanno capolino dalle vetrine al motto di “We support sLOVEnia”.

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Ma un dettaglio che fa di Ljubljana l’invitata perfetta a una festa erasmus, è il numero esagerato di ostelli della gioventù situati in centro; ce n’è per tutti i gusti, ma uno in particolare vale di per sé l’impegno di una visita: è il Celica Hostel, situato nientemeno che in una ex prigione militare. L’imponente edificio ha svolto la sua funzione originale per oltre cento anni fino al 1991, dopo di che sono state le autorità cittadine ed il movimento studentesco a incaricarsi della sua riqualificazione: un’iniziativa ad alta creatività che ha richiamato 80 artisti internazionali. Attualmente le celle ristrutturate a stanze sono una ventina, tutti pezzi unici con grate sul corridoio; gli spazi esterni invece accolgono ben 7 locali serali e un atelier d’arte dal nome parlante di “Alkatraz Gallery”. Cosa ne risulta? Che oltre ad essere un posto esteticamente assurdo, inteso come sinonimo di “eclettico, colorato, ultra funzionale”, il Celica è pure il punto focale della vita notturna cittadina.

Passeggiando per soli 15 minuti sotto alle ghirlande di scarpe sospese, i giovani locali e i turisti si incamminano verso il Celica sicuri di non potersi annoiare: tra le mura della prigione si contano il Klub Tiffany, gay club e cineteca, il Klub Monokel, lesbian culture e musica underground elettronica, il Jalla Jalla, per Dj non commericali, l’alternative-trash Channel Zero, lo spazio per i live Gala Hala, un’altra sala con palco per jazz, metal & more al Menza Pri Koritu ed infine il Klub Gromka, con musica sperimentale, serate africane ed occasionali spettacoli teatrali. Vista la topografia della struttura, cambiare da un locale all’altro è questione di venti metri; tanti scelgono semplicemente di affollarsi fuori, accasciati sulla giostra in ferro battuto o su una panchina di ruote, immersi in un guazzabuglio di stili che ricorda un parco giochi d’arte povero, costruito con oggetti di terza mano. Un posto da cui è difficile uscire, e non a causa delle grate.

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Lo stile alternativo-creativo sembra dominante tra i giovani locali; tanti parlano bene inglese e dentro a un negozietto vintage di Gosposka Ulica lavora anche Sara, una ragazza lituana che parla italiano con un lieve accento lombardo. Abbigliamento accuratamente militareggiante e trecce bionde, Sara racconta di aver studiato moda a Milano per cinque anni, prima di tornare in terra natia per lavorare: “Là ho imparato tutto quel che potevo imparare a livello tecnico, ma qui per lavorare è meglio: meno concorrenza, più opportunità” spiega sorridendo con lo sguardo di chi la sa lunga. Da quando è rientrata ha virato sui costumi di scena teatrali e sta già seguendo come scenografa e costumista uno spettacolo sloveno. Di Milano non ha grandi ricordi romantici: “É una città sempre di fretta, non è fatta per viverci. Si va al bar per ingoiare un caffè in piedi, mentre noi qui ci stiamo seduti per ore; eppure siamo meno rumorosi, e più operativi”; lo dice vantandosi un po’, spavalda nello sfondare un muro di gomma e nel beccarsi pure i complimenti per l’ottimo italiano. Ha un altro asso nella manica, una cartina della città “City Vision”, una mappa disegnata da un designer locale con i “selected spots” non turistici ma geniali. Consiglia anche un ristorantino appena fuori dal centro, dove si mangiano ottimi tartufi a prezzi dimezzati rispetto all’Italia. Della serie: se c’era rimasto almeno il cibo…

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INFO Celica Hostel
Address: Metelkova 8, 1000 Ljubljana, Slovenia
Site: www.hostelcelica.com | Facebook: Hostel Celica | Twitter: @HostelCelica

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