Impressioni. Zurigo a zig zag

Elena M. Wagner

ZÜRICH Ci sono vie così strette che si possono attraversare solo in fila indiana ma anche qui le croci bianche su sfondo rosso sono inevitabili e, come se potessi dimenticarlo, ti ripetono dove sei. Ovunque, piazze e strade sono ossessivamente decorate dalla bandiera svizzera ed è curioso perché anche l’angolo più nascosto può averne una.
Nella parte storica della città, ci sono quartieri che fanno giocare: tra negozietti fantasiosi, moderni o d’antiquariato, laboratori creativi, gallerie classiche e caffetterie attraenti, si sale e scende per quelle minuscole e taglienti vie fingendo di perdersi; sembrano messe lì a caso, in modo ordinatamente confuso, a zig zag. Il fiume Limmat, invece, è un punto di riferimento: scorre proprio in mezzo alla città dividendola simmetricamente.
Precisa, linda, chiara. Si ha però l’impressione che nasconda un’anima segreta, irriverente e stravagante. L’alter ego di questa città rifiuta la logica e il pensiero lineare. Qui, ordine non è sinonimo di convenzione. Zurigo è sempre un po’ dada.

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