Let It Punk! Quei “giovani teppisti” in foto

Luisa Lenzi

“There’s no future, there’s no future” cantavano i Sex Pistols nella loro ‘God Save The Queen’. Nel 1977, il movimento punk era all’apice e per quanto avessero ragione sul nichilismo del loro futuro di band, si sbagliavano sul non proseguimento di questo discusso stile e genere musicale che si evolverà, trasformerà e influenzerà moltissime band rock dagli anni ’80 ad oggi.

BOLOGNA Per celebrare il periodo dei “giovani imbroglioni, dei teppisti o ruffiani” (forse questo il significato del termine Punk, come spiegò lo storico del rock Legs McNeil), ONO Arte Contemporanea ha inaugurato il 27 ottobre scorso “PUNK, L’ULTIMA RIVOLUZIONE”: mostra fotografica che raccoglie un centinaio di scatti di famosi fotografi, poster e editoria d’epoca. Il titolo della collettiva non è casuale ma secondo una lettura storica il movimento Punk è visto come l’ultima cultura giovanile ad aver avuto le possibilità e capacità di un autentico spazio creativo non preconfezionato dai mass media.

Ma andiamo con ordine, quello ben preciso in cui è divisa la mostra: quattro parti con altrettanti protagonisti. Il viaggio comincia nel 1970, al 430 di King’s Road, Londra. Dal negozio di un certo Malcom McLaren e di una giovane sconosciuta Vivienne Westwood, chiamato Let It Rock, che dopo vari cambiamenti divenne SEX. Dal 1977 si trasforma nella culla del movimento Punk, coinvolgendo artisti, grafici e musicisti. E sempre qui si formano i Sex Pistols, il gruppo creato dallo stesso McLaren e Steve Jones (chitarrista) con Johnny Rotten (all’anagrafe John Lydon), Paul Cook (batterista) e Glen Matlock (bassista), sostituito nel 1977 da Sid Vicious, discusso personaggio conosciuto più per la sua vita sregolata che per le doti musicali. La band non durò molto e i veri motivi dello scioglimento (a parte la morte di Sid per overdose) sono ancora oggi ignoti. Certo è invece il fenomeno che ne nacque in quei brevi anni, un delirio musicale che portò il gruppo e il movimento punk sulla vetta della musica mondiale tanto velocemente così come fu la discesa, l’implosione che ne provocò lo scioglimento.

La mostra prosegue con la sezione dedicata alla Regina Elisabetta II e al Giubileo d’Argento del 1977, proprio il periodo in cui i Sex Pistols fecero uscire la tutt’altro che politically correct “God Save The Queen”, immediatamente percepita come un attacco alla sovrana e per questo cancellata da trasmissioni radio e programmi televisivi.

Una terza parte è dedicata a Margaret Thatcher, la lady di ferro, che insieme alla Regina fu la fautrice della trasformazione politica e culturale dell’epoca ma anche oggetto della rabbia degli artisti punk, sia in campo musicale che nel resto dell’Arte.

Infine, la parte più corposa della mostra: quella dedicata alla Musica pura, ai concerti live raccontati dalle foto originali di professionisti internazionali come John Tiberi, David Corio, Bob Gruen, William English, Berry Plummer, Michael Putland, Phil Grey, all’epoca alcuni già famosi e altri divenuti tali grazie a questi scatti. Si passa dai gruppi inglesi come appunto i Sex Pistols, The Clash, Siouxsie and the Banshees, Adam and the Ants, ai protagonisti della scena punk rock americana come i Ramones, New York Dolls, Blondie, Lou Reed.

Importanti per l’Italia e soprattutto per la città di Bologna, sono invece delle rare fotografie di Oderso Rubini e Laura Carroli che riprendono il concerto dei The Clash, che si tenne in Piazza Maggiore il 1° giugno 1980.

La mostra sarà esposta fino al 4 dicembre. L’ultima rivoluzione è appena cominciata.

ONO Arte Contemporanea
Website: www.onoarte.com
Facebook: ONO Arte Contemporanea
Via Santa Margherita 10, BOLOGNA
Tel:  +39 051.262465
Orario: dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 21:30

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