Serena Zanaboni
Douglas Gordon (1966). Uno degli artisti più famosi della scuola di Glasgow della sua generazione. Una star internazionale. Artista viscerale e del buio. Espone al MMK di Francoforte, fino al 25 Marzo 2012.
Nell’atrio del MMK (Museo d’Arte Moderna di Francoforte) due mega schermi proiettano le immagini del giovane attore Henry Hopper mentre si contorce, inumano e animalesco. Non una parola. Grida solo. Un corpo frammentato in due schermi. E intanto si dipinge di rosso come un pennarello. Reminescenza biografica dell’artista. Aveva visto la sua bambina farlo, l’idea gli era parsa geniale.
“Henry Rebel” 2011 – Douglas Gordon
Proseguiamo. Fuga dall’oscurità della prima sala, nella seguente le pareti bianche sono piene di immagini, fotografie, specchi. L’intensità con cui ci accoglie fa tremare l’anima. Douglas mostra con diverse immagini, foto, ritagli di giornale e disegni, pezzi della sua vita. Cosa ci resta? L’artista indaga se stesso, si mette in discussione. Ma è anche l’io dello spettatore ad essere coinvolto. Dovunque specchi che riflettono insieme le opere e noi stessi. Siamo parte dell’esposizione, siamo interpellati. Una domanda ontologica dell’essere in divenire scivola via dai percorsi tracciati. L’artista usa lo specchio come medium. Lo stadio dello specchio, lo definirebbe Jacques Lacan. Saliamo le scale. Innumerevoli televisori mostrano Zinedine Zidane da diverse posizioni. Frammentazione. Uno degli idoli della sua generazione, ma anche del calcio. Dopo Zidane, in una sala buia, le note della sinfonia concertante K 364 di Mozart ci cullano. Riflessione sull’olocausto. Due amici polacchi, musicisti, intraprendono un viaggio da Berlino a Posznan. Parlano del loro passato. Per 90 minuti, siamo costantemente immersi in Mozart. Piccola grande perla poetica. In una stanzetta, le partiture bruciate della stessa sinfonia in alcune cornici nere. Le note sono a tratti ancora leggibili. Riflessione sull’olocausto ed insieme messaggio di speranza. Come per l’araba fenice, dalle ceneri può ricrearsi la vita. Ciò che rimane è il divenire e la mancanza di certezze, la ricerca di se stessi.
Douglas Gordon – 19 .11.11 / 25.3.12
MMK – Domstrasse 10, Frankfurt am Main
Lun – Dom: 10:00 – 18:00
Mercoledì: 10:00 – 20:00