di Domenico D’Alessandro
Ne hanno fatta di strada dai suburbs di Montreal che li hanno visti nascere. Ne hanno fatta di strada, ma ora sono in cima al mondo. Almeno quello musicale, dove raccolgono successi sotto ogni punto di vista. Eppure gli Arcade Fire, quei suburbs, non li dimenticano. Tanto da trarne ispirazione per il terzo album, che è stato l’album della consacrazione internazionale. Valanghe di premi (brilla, tra tutti, il Grammy per il disco dell’anno), la numero uno delle classifiche raggiunta in diversi Paesi. E un tour che li premia con continui sold out (vedi le recenti tappe di Milano e Lucca). Il loro segreto forse sta proprio lì, nel far finta di nulla, nel continuare a divertirsi sul palco esattamente come dieci anni fa, quando suonavano nei pub davanti a dieci persone nelle serate migliori. “I ragazzi vogliono essere dei duri / Ma nei miei sogni stiamo ancora strillando / E correndo per il giardino / Quando tutti questi muri che hanno costruito negli anni ’70 finalmente cadono / E tutte le case che hanno costruito negli anni ’70 finalmente cadono / Non avranno significato niente?”, cantano nel brano che dà il nome al disco.
E lo stesso elemento ritorna nel sensazionale video interattivo che trainava il primo singolo dell’album, “We used to wait” (ancora fruibile su www.thewildernessdowntown.com – provatelo!). Basandosi sulle immagini di Google Maps e Google Street View, ciascun internauta può “costruire” il suo video inserendo tra le immagini che scorrono le strade del proprio paese natale. Per farlo basta digitare l’indirizzo della casa dove si è cresciuti (almeno così è richiesto, ovvio poi che siete liberi di giocare in qualsiasi strada del mondo). Io, che li ho scoperti con questo filmato, mi sono ritrovato all’improvviso quattordicenne, con un pallone tra i piedi e quella serenità d’animo tipica dell’adolescenza.
Win Butler, uno degli otto componenti del gruppo nonché voce maschile principale (ma attenzione, ognuno dei componenti suona diversi strumenti, e nel corso dei concerti invertono decine di volte le rispettive posizioni), ha dichiarato che il disco “non è una lettera d’amore o un atto d’accusa nei confronti dei sobborghi, della periferia. Semplicemente, è una lettera dalla periferia”. Non c’è solo la nostalgia per il tempo che fu, infatti, si parla anche di guerra e di quello che la modernità ha introdotto devastando così la purezza originaria delle strade tutt’attorno ai centri urbani e della sua popolazione (cosa che ritorna nello sconvolgente videoclip di “The suburbs” diretto da Spike Jonze, regista di “Essere John Malkovich”). Qui non si parla di messaggi universali, qui ci sono solo messaggi privati che assumono il carattere di universalità, essendo dettagli propri della vita di tutti. Quasi come se tutti fossimo cresciuti a Montreal, insieme a loro, nei suburbs.
Il video di “The suburbs”:
Sito ufficiale: www.arcadefire.com