Il mondo a Prato: un weekend tra arte contemporanea e nuove scoperte

Travel On Art

Stories by the “Creative Curious Travellers 2016” about the city of Prato. Thanks to: Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci | Camera di Commercio di Prato | USE-IT Prato | LeCù | Fonderia Cultart | Biscottificio Antonio Mattei | Cibino Take Away | Gelateria Fior di Sole | Apothéke Cocktail Bar | Dolci Amari | Caffè Vergnano | Camaloon | The GIRA.


PRATO Come tutte le buone storie, potremmo iniziare con “C’era una volta…” ma questa volta così non inizieremo perché vogliamo dire subito la verità: conoscevamo (o forse meglio dire “avevamo sentito parlare di”) Prato solo per la sua storia di distretto industriale del tessile e per poche altre cose, ad esempio, il quartiere di China Town.

Ora che abbiamo iniziato il nostro racconto facendo outing, ci sentiamo più serene e possiamo raccontarvi “come abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare Prato” e poi “come Prato ci ha rivoluzionato il modo di dormire”. Ma cominciamo dall’inizio per non fare troppa confusione.

Un giorno ci è arrivata l’email da parte della community di CCT–SeeCity che ci invitava a scoprire Prato come città dell’arte contemporanea e proprio in occasione della riapertura del Centro Pecci. Opportunità imperdibile per noi che viviamo tra mostre, gallerie, installazioni e tutto ciò che ruota attorno al mondo dell’arte. Così siamo partite alla volta di una città in cui non eravamo mai state prima e che ci avrebbe davvero stupito.

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Genesi: la riapertura del Centro Pecci

L’occasione unica di poter essere presenti proprio nel weekend della riapertura del più importante centro per l’arte contemporanea in Toscana ci ha davvero entusiasmate. Prima di tutto perché il Centro Pecci è un’istituzione della città e del territorio, e poi perché con la preview siamo riuscite a vivere una realtà espositiva dal backstage, tra carrucole, gru, casse di legno, operai e personale delle pulizie che lavorava per rendere tutto perfetto (o quasi), in occasione dell’inaugurazione ufficiale del giorno seguente. Vedere alcune sale del museo ancora under construction e allo stesso tempo poter ammirare le opere della mostra “La fine del mondo” (in un caso, camminandoci persino dentro!) è stata un’esperienza interessante e divertente. Questo è ciò che amiamo dell’arte contemporanea: l’interattività, la democraticità, il fatto che tutti la possano leggere, guardare, interpretare e toccare. Un’arte che ti spinge a riflettere e ti fa emozionare. Tutto questo è stato solo la genesi del nostro viaggio a Prato ma per noi anche la parte più emozionante.

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Capitolo 1: la città e il mondo a Prato

Di Prato abbiamo scoperto una cosa molto importante: racchiude una buona parte di mondo in pochi chilometri quadrati. Siamo arrivate in Piazza Duomo, dominata dalla Cattedrale di Santo Stefano, in un momento in cui tutto era chiuso e noi cercavamo disperatamente qualcosa da mangiare. In quei minuti abbiamo avuto subito la contezza che Prato fosse davvero colorata, di quei colori che ti fanno sentire in mezzo ad un melting pot che non ti aspetti di trovare in una città toscana. Cosa che poi ci ha confermato anche Elena di CCT-SeeCity, nostra host, quando ci ha raccontato delle varie comunità che abitano la città, da quella cinese a quella africana, e dell’integrazione che è ancora una sfida da vincere. Insomma, se volete sentirvi un po’ cittadini del mondo, Prato è un’ottima scelta e vi consigliamo di vivere l’atmosfera del ristorante Ravioli Liu per la cucina cinese e Kaldi’s Kaffè che propone invece quella etiope: il cibo come sempre unisce e, vista almeno da seduti a tavola, quella sfida sembra vinta.

Capitolo 2: la street art

Prato è una città che offre parecchia street art interessante; questo l’abbiamo scoperto quasi subito, così ci siamo lanciate alla ricerca di qualche murales. Prima tappa: il dipinto di DEM (2016) sulle mura dell’ex Lanificio Calamai (Viale Galileo Galilei, 31) che rappresenta alcuni personaggi della nuova stagione del Teatro Metastasio. Seconda tappa: la “fabbrica a pedali” nel sottopasso di via Porta al Serraglio con l’opera di Yuri Romagnoli (2015), un murales tutto bianco e rosso. Terza tappa: “Evolution” di Blu (2007), sempre lungo un sottopasso (dall’altra parte della Stazione di Porta al Serraglio, dove dal centro inizia il lungo e alberato Viale Galileo Galilei) – murales che avrebbe bisogno di una manutenzione per rimanere abbastanza visibile.

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Oltre a questi tre lavori di vera street art, abbiamo potuto ammirare anche “40mt and everything in between”: l’opera site specific di Toxic nella Galleria Farsettiarte (esattamente dietro il Centro Pecci), dove lo street artist americano ha realizzato 40 metri di graffiti su una tela di jeans (purtroppo visibile solo fino al 29 Ottobre 2016).

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Capitolo 3: e qui viene il bello!

Siamo giunte all’ultima parte: quella che ha rivoluzionato il nostro modo di dormire. Insieme ad Elena, siamo state invitate dalle sorelle Tessa e Arianna Moroder ad uno sleep concert che avrebbe avuto luogo in mezzo ad una mostra d’arte (a cura di Alessandra Tempesti e con opere di 13 artisti italiani e internazionali, opere diversissime ma legate dal tema del tessuto). L’evento è stato organizzato per inaugurare Lottozero: nuovo centro di ricerca per il tessile, laboratorio e spazio espositivo. Fino ad allora eravamo ignare del significato di “sleep concert”. Un’amica ci aveva spiegato: “praticamente, ti sparano le trombe nelle orecchie mentre dormi”. In realtà, è molto più soft come esperienza. E, in sintesi, a noi è andata così: ci è stato fornito un materassino (parte di un’opera scomponibile), un cuscino ed una coperta di lana tagliata da un rotolo di tessuto; i 130 ospiti si sono accomodati e poi da circa mezzanotte alle otto del mattino alcuni musicisti si sono alternati per una serie di diversi live set. Mentre loro suonavano, il pubblico dormiva e sognava più o meno beatamente. Tutto molto suggestivo, peccato per il tizio che russava come una ruspa, la cassa della musica di fianco alle orecchie e il mal di schiena: così alle sei noi eravamo già sveglie e ci siamo rifocillate con una colazione al Bar Pasticceria Impero. A differenza nostra, Elena ha dormito come un ghiro e al suo risveglio ha filmato questo momento, parte dell’ultima performance tenuta dall’artista giapponese Tomoko Sauvage (che crea suoni davvero eterei utilizzando ciotole di porcellana colme d’acqua e microfoni idrofoni):

Il nostro epilogo?

Vogliamo dirvi questo: Prato è un’esperienza da vivere più che una città da vedere, un territorio in fermento che – crediamo – riuscirà sempre più a stupire i suoi visitatori!

P.S. Non dimenticate una sosta al Biscottificio Mattei 😉


Inaugurazione del Centro Pecci: alla scoperta di Prato con CCT-SeeCity

 

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