Je suis la Venere Capitolina

ROMA, 26 Gennaio 2016

Inutile commentare la recente e ridicola faccenda sulle “statue nude”: o si dicono banalità, da momentanei paladini della cultura, o stupidaggini. L’ironia di alcuni fotomontaggi che ha colorato in questi giorni i media e social di tutto il mondo sintetizza molto bene l’assurdità del fatto, su cui però ha senso riflettere se non si accetta l’ipocrisia delle istituzioni che, invece di favorire alcuni individui, dovrebbero far valere – sempre e comunque – gli ideali su cui si fondano. Gli uomini passano, le idee restano. Diceva un signore.

Ha senso innanzitutto chiedersi cosa l’Italia abbia nascosto sotto alcune scatole di compensato per non offendere la sensibilità di Hassan Rouhani, in visita per la prima volta in Europa (a Roma e Parigi) come Presidente dell’Iran (Repubblica islamica con regole molto rigide su diversi temi, tra cui la rappresentazione di nudi) per stringere mani potenti ma soprattutto affari. Qualcuno dall’alto (inutile chiedersi chi sia il responsabile nel Paese degli scaricabarile) ha deciso che tra le statue oscene di cui noi Italiani dovremmo vergognarci, c’è prima fra tutte la Venere Capitolina: una scultura in marmo alta 193 cm – copia romana di un originale greco del cosiddetto “scultore di grazia”, l’ateniese Prassitele (IV secolo a.C.) – che rappresenta la dea Venere-Afrodite uscente dal bagno nuda, in una posa classica e sinuosa, mentre con braccia e mani tenta di coprire petto e pube, mostrando comunque e inevitabilmente le rotondità del suo corpo morbido e carnoso. È una delle opere più note dei Musei Capitolini (considerati il primo museo d’arte “pubblico” al mondo, data la sua fondazione nel 1734) e, secondo gli studiosi, tra le prime e più fedeli repliche della pudica ed elegante Afrodite cnidia. Ritrovata nei pressi della basilica di San Vitale intorno al 1666-1670, fu acquistata e donata alle collezioni capitoline da papa Benedetto XIV nel 1752 e da allora viene ammirata nella città eterna dai visitatori di tutto il mondo.


#JeSuisLaVenereCapitolina

Ma quella “grande bellezza” – di cui i rappresentanti di turno delle nostre istituzioni si riempiono la bocca con troppa facilità ed egocentrica vanità – può benissimo finire dentro qualche scatolone e diventare niente in un secondo davanti alle richieste più o meno esplicite di chi porta denaro.

É giusto anche chiedersi chi sia Hassan Rouhani e se alla precedente domanda ci sarebbe piaciuto l’intervento di uno storico d’arte, adesso vorremmo la risposta da un esperto di politica internazionale. Nato nel 1948 a Sorkheh, poliglotta, appartenente al clero sciita, ha diversi ruoli importanti fino a diventare Presidente con le elezioni del 2013, ed è tra i sei finalisti candidati dal TIME alla nomina di “Person of The Year 2015” (poi destinata ad Angela Merkel) perché “non è facile essere un politico moderato in Iran”. Ma cosa significa “moderato”?

PARIS, 28 Gennaio 2016

Dopo la visita al Museo di scatole romane, Rouhani è volato in Francia dove sicuramente è stato accolto con meno zelo. Soprattutto dalle attiviste del movimento internazionale per i diritti delle donne Femen France’ che sul ponte Passerelle Debilly a Parigi hanno appeso la scritta Welcome Rouhani, executioner of freedomaccanto a una donna che, con un cappio al collo e la bandiera iraniana dipinta sul petto nudo, simula un’esecuzione: “Abbiamo organizzato questa manifestazione pubblica come piccolo promemoria del fatto che ogni anno più di 800 persone sono condannate a morte nel paese di Rouhani. Tra queste vittime ci sono donne, femministe, omosessuali, e liberi pensatori che stanno marcendo nel braccio della morte, solo perché pensano in modo diverso. Questa visita dimostra che il nostro Presidente François Hollande non ha cura dei diritti umani. L’unica cosa che gli importa è il business. Vergogna Hollande. Vergogna Rouhani.”

Ma invece il Presidente dell’Iran è stato invitato anche dalle Nazioni Unite nella sede ufficiale di UNESCO a Parigi, dove ha tenuto una conferenza insieme alla Direttrice Generale Irina Bokova.

E qui l’ipocrisia di questo viaggio in Europa ha raggiunto le stelle. Come si può leggere sul sito ufficiale di UNESCO, Hassan Rouhani ha detto che è urgente trovare una soluzione per proteggere opere e siti culturali. Ha detto che la distruzione di monumenti e siti va di pari passo con la distruzione di gruppi etnici e culture diverse, e dimostra come gli estremisti stiano cercando di separare i giovani dalla loro identità. Ha detto che la cultura è il fondamento delle nostre società, permea tutti gli aspetti delle nostre vite e costruisce la base per la reciproca comprensione e il dialogo interculturale. Rouhani ha anche proposto a UNESCO di organizzare una conferenza internazionale sul ruolo della cultura per fermare la violenza e ha incoraggiato la stessa istituzione a sviluppare programmi educativi da condividere con altri paesi per contrastare il violento estremismo. Il Diretto Generale Bokova ha ribadito che la distruzione del patrimonio culturale è un’immensa tragedia per l’umanità e che era d’accordo su tutti i pensieri del Presidente iraniano. E chi non lo sarebbe stato, ad eccezione degli estremisti?

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