Appennino: un racconto sulle r/esistenze di oggi e un’ex edicola che con l’arte contemporanea rigenera un paese

Giancarlo Barzagli

Foto: Giancarlo Barzagli

FIRENZE Una mostra fotografica dal nome “Archivio Appennino | R/esistenze – In/volti diffusi” mi ha portata a scoprire un paese dell’Alto Mugello in una zona conosciuta come Romagna Toscana, poiché quest’area della provincia fiorentina si affaccia prevalentemente sul versante appenninico romagnolo. Il piccolo paese si chiama Palazzuolo sul Senio, si trova a poco meno di 70 km dalla città e 437 m. s.l.m.; conta circa 1.000 abitanti, in estate un po’ di più.

Nel 2019, Palazzuolo ha iniziato un percorso di rigenerazione a base culturale e da allora, qui, molte cose stanno accadendo e cambiando. A partire dal codice postale che sempre più persone, in Italia e nel mondo, conoscono come nome di un’ex edicola diventata galleria d’arte contemporanea: E50035. Un’idea, tra le tante altre, della Cooperativa di Comunità La C.I.A. – Comunicazione Innovazione Ambiente, costituita da un gruppo eterogeneo di professionistə della cultura che, per varie ragioni personali, si sono ritrovatə a Palazzuolo dopo anni ed esperienze di vita e lavoro in diverse città italiane o all’estero, e hanno qui deciso di intraprendere insieme un’attività culturale per e con il loro paese. 

Un esempio concreto dell’attuale tendenza di cui, tempo fa, abbiamo parlato in un altro articolo dal titolo “Trend Appennino, il policentrismo metromontano e la restanza dei giovani“. Sì, esiste una reale controtendenza allo spopolamento dei nostri monti e paesi, un ritorno ad abitare le montagne ed aree interne sulla spina dorsale d’Italia, un desiderio crescente soprattutto nelle generazioni più giovani che stanno ritrovando e ricostruendo valori ignorati da una promessa di benessere urbano rivelatasi insostenibile in ogni senso. Sembra essersene accorta persino la politica di questo cambiamento sociale e non a caso è di questi giorni la notizia di un “Ddl sulla montagna” in arrivo, che prevede mutui e agevolazioni per under 35 e incentivi per agricoltorə. Poi tra il dire e il fare ci sono di mezzo amministrazioni e istituzioni che non sempre comprendono e collaborano, anzi, il più delle volte per niente lungimiranti e poco propense a facilitare e favorire il cambiamento, alcune magari un po’ ma solo di facciata, in modo superficiale e a fini propagandistici, altre invece addirittura ostacolano per strategie e invidie personali, ma questo è un altro tema… ah, quante ne potrei raccontare! Ma torniamo a Palazzuolo che dalle buone pratiche possiamo tuttə imparare qualcosa. 

Come dimostra nei fatti il caso di Palazzuolo, a un paese di montagna serve anche l’arte contemporanea, se questa ha il potere di incuriosire e avvicinare le persone; serve anche la cultura, serve una biblioteca aperta e attiva, che offre incontri e laboratori a grandi e piccoli; serve un ufficio turistico accogliente e smart, per ospitare al meglio tutte le persone in viaggio; servono musei in grado di valorizzare il patrimonio culturale e renderlo accessibile, oltre che custodirlo (talvolta così gelosamente da sembrare manchi proprio la consapevolezza che un bene comune è di tuttə!); servono luoghi della cultura in grado di raccontarsi con strumenti e linguaggi contemporanei, per raggiungere e coinvolgere nuovi pubblici; servono persone appassionate ma soprattutto competenti e aggiornate; serve professionalità e creatività; serve studiare e progettare, attivare e connettere risorse; serve sperimentare, sbagliare e correggersi; serve riconoscere il valore, anche economico e sociale, del lavoro culturale; serve prendersi cura delle relazioni umane; serve costruire una comunità attorno all’identità del territorio.


INDICE:


La mostra Archivio Appennino

Di territorio, memoria e identità, ha narrato l’ultima mostra fotografica che la mini galleria d’arte E50035 ha ospitato a Palazzuolo dal 18 dicembre 2021 al 20 febbraio 2022 e che è parte di una più ampia e costante ricerca sull’identità appenninica a cura del fotografo Giancarlo Barzagli.

Nato a Fiesole nel 1981, è cresciuto sull’Appennino Tosco-Romagnolo e qui torna sempre ogni volta che può perché ci sta bene, qui sente le sue radici. Col primo libro fotografico “Grüne Linie” pubblicato insieme a Wu Ming 2 nel 2019 (dopo una campagna di crowdfunding che ha riscosso molto successo), ha raccontato il suo Appennino seguendo le tracce della Resistenza passata: “Grüne Linie è una ricerca fotografica sulla memoria degli avvenimenti che ebbero come protagonista una piccola valle nell’Appennino Tosco-Romagnolo investita dal passaggio del fronte durante la II Guerra Mondiale. Secondo gli indizi che la storia ha lasciato sul territorio, in bilico tra ricordi d’infanzia e memoria del conflitto, il progetto traccia una linea che incrocia la Storia e le testimonianze di chi ha combattuto e vissuto su queste montagne. “Grüne Linie” era il nome che l’esercito tedesco aveva dato alla Linea Gotica: quella traccia di difese e fortificazioni, che correvano lungo l’Appennino, tagliando in due l’Italia, dalla costa tirrenica a quella adriatica. Una linea che si snodava fra boschi e paesi, costellata di storie di coraggio e di paura, di rivalsa e di resistenza. Quelle storie hanno lasciato segni indelebili nel paesaggio e nella memoria dei pochi testimoni rimasti. Per chi, come me, è cresciuto in questi boschi, la memoria del conflitto è stata dapprima l’inconsapevole sfondo dell’infanzia, quando costruivamo fortini nelle vecchie trincee ed esploravamo i ruderi delle case coloniche come castelli in rovina. Poi, con gli anni, i racconti, i residui bellici, le grotte, hanno acquisito un significato più profondo. Questo, insieme alla consapevolezza della volatilità della memoria, custodita per lo più nel racconto orale dei pochi testimoni ancora in vita, ha generato l’urgenza di documentare ciò che si nasconde nei boschi che oggi ricoprono la montagna.”

Con lo stesso approccio documentaristico ma anche intimo, per la mostra “Archivio Appennino | R/esistenze – In/volti diffusi” (curata dalla Cooperativa di Comunità La C.I.A. e realizzata nell’ambito del bando regionale Toscana in contemporanea 2021, a conclusione di una precedente residenza d’artista finanziata invece dal Ministero della Cultura e svoltasi durante l’estate 2021), il fotografo Giancarlo Barzagli è andato alla ricerca di segni e tracce che testimoniano una resistenza contemporanea, luoghi e persone che ancora oggi r/esistono lassù, nelle terre alte del loro Appennino. Su circa quattrocento scatti “lenti” ovvero analogici, fatti con pellicola e su cavalletto a paesaggi e dettagli naturali e umani, sono state selezionate venti fotografie che hanno riempito lo spazio E50035 per un paio di mesi (dal 18 dicembre 2021 al 20 febbraio 2022) mentre altre dieci foto sono state allestite in paese, su mura in pietra, portoni e alberi, creando così un’installazione diffusa e un itinerario artistico con la logica di valorizzare angoli nascosti o solitamente inosservati, sorprendere i passanti e accendere un dialogo tra la storia medievale del borgo e il linguaggio contemporaneo dell’arte. 

“Il territorio e la sua conformazione influenzano la vita delle persone che lo abitano ma a loro volta gli abitanti plasmano il territorio con le loro attività.” – racconta Giancarlo Barzagli in un’intervista pubblicata su intoscana“Questo circolo si protrae da secoli (addirittura millenni) dando forma all’identità dei luoghi che viviamo. L’Appennino, montagna che protegge ma non isola, e le popolazioni che lo hanno vissuto o attraversato hanno dato luogo a questa identità? Di che cosa è fatta? Al di là delle riflessioni sull’abbandono e sulle sue cause, fondamentali per comprendere i meccanismi che hanno portato la nostra società verso il fondovalle, c’è una vitalità sparsa lungo la dorsale appenninica fatta di luoghi e persone (indigeni o forestieri). Ho provato a racchiudere le loro storie in un racconto comune, alla ricerca di un’identità appenninica nella quale si possano riconoscere (e di conseguenza mi possa riconoscere). Fare comunità, resistere alla disgregazione”.

A questo racconto visivo si sono poi unite le parole della scrittrice Simona Baldanzi (mugellana di origini e per scelta di campo) che, mescolando fatti storici a ricordi e fantasia, ha romanzato le storie raccolte dal fotografo in un racconto intitolato “Il figlio dell’Appennino”. Testo e foto hanno infine dato vita al numero zero della rivista Archivio Appennino, esposta in galleria durante la mostra e acquistabile in biblioteca.

Sì, la mostra è finita ma le fotografie rimarranno sempre consultabili presso l’archivio comunale di Palazzuolo e il fotografo Giancarlo Barzagli, insieme al team di E50035, sta già lavorando al seguito: il format funziona e potrebbe diventare un progetto artistico-editoriale itinerante che coinvolge altri paesi dell’Appennino Tosco-Romagnolo… magari partendo da quelli attorno più vicini come ad esempio Marradi e Firenzuola. Così, più che la fine di una mostra, questo sembra l’inizio di qualcosa di molto bello e importante per l’Appennino. Perché, come ha scritto in un post su Facebook Simona Baldanzi, è necessario “continuare a fare ricerca, a tessere reti fra chi sul territorio osserva, annusa, si pone domande e poi ci ficca mani, corpi e prova a trasformare un’edicola in un punto culturale, una foto in un ponte fra chi non è mai partito e chi torna, un racconto per chi si perde”


La galleria d’arte contemporanea E50035

“Un punto culturale”. Non importa quanto piccolo o grande, anche pochi metri quadrati possono riempiersi di idee innovative, pervasive e a forte impatto sociale. Tutto parte da un punto. E da qui, dal civico 2 di via Roma, nel cuore di Palazzuolo, in pochi anni (e nonostante una pandemia globale) sono già partite mille idee creative che, grazie a una progettualità condivisa sommata a un gruppo di lavoro con competenze multidisciplinari e a una visione lungimirante, hanno generato una nuova consapevolezza nella comunità locale e il desiderio collettivo di prendersi cura di un luogo diventato simbolo di con-vitalità, innovazione, cultura.

Prima della mostra e installazione diffusa “Archivio Appennino”, ci sono stati molti altri progetti ed eventi organizzati da E50035. A dimostrazione del fatto che “anche in contesti piccoli e decentrati come Palazzuolo, si può sperimentare attraverso l’arte” come racconta Giada Pieri, progettista culturale e Presidente de “La C.I.A.” ovvero la Cooperativa di Comunità che nel luglio 2019, dopo un lavoro di ristrutturazione, ha inaugurato la mini galleria d’arte contemporanea E50035 trasformando un luogo da tempo in stato di abbandono in uno uno spazio di cultura, incontro e progettualità comunitaria, uno spazio per valorizzare il patrimonio culturale, materiale e immateriale. “Aspettati l’inaspettato!” è il motto di E50035 e in effetti conoscere tutto quello che finora è stato combinato in questi pochi metri quadrati è sorprendente. Se chiedete quali idee hanno in cantiere per il prossimo futuro, non finirete di ascoltare! E se vi dico che c’è pure l’intenzione di allestire un mini disco club temporaneo all’interno dell’ex edicola, ci credete? Staremo a vedere (e non vediamo l’ora). 

  • Per rimanere aggiornati su attività ed eventi culturali dell’ex edicola oggi galleria d’arte E50035, potete seguire la pagina Facebook e il profilo Instagram.


La progettualità per/con la comunità di Palazzuolo

La Cooperativa di Comunità “La C.I.A. – Comunicazione Innovazione Ambiente” è nata il 3 aprile 2019 dall’esigenza di “fare qualcosa PER la comunità, CON la partecipazione della comunità”.

La galleria d’arte contemporanea E50035 e quindi la riqualificazione dell’ex edicola in paese è il punto iniziale e focale del lavoro ma il percorso di rigenerazione a base culturale del territorio che la Cooperativa ha intrapreso, in collaborazione con il Comune di Palazzuolo, è in realtà una costellazione di idee, attività e progetti da coordinare e sviluppare in sinergia, coinvolgendo la cittadinanza e tenendo a mente gli obiettivi comuni. Oggi la Cooperativa si occupa anche di gestire la biblioteca comunale e l’ufficio turistico, ad esempio. Questo significa ovviamente programmare attività culturali e turistiche, organizzare tour ed eventi, progettare strategie di comunicazione e pianificare la promozione dei servizi offerti a cittadini e visitatori. Attualmente, insieme a TuoMuseo, La C.I.A. sta anche lavorando ad un’applicazione di gamification chiamata Palazzuolando, ormai in fase di pre-lancio. Così come la vetrina di E50035 vuole creare connessioni emotive e interagire con i passanti interrompendo la loro quotidianità con l’arte, invitandoli a fermarsi, osservare, riflettere, interrogarsi, commentare, scambiare opinioni… l’App ha la stessa ambizione, quella di essere uno strumento che stimola la curiosità del visitatore offrendo un modo interattivo e divertente di esplorare e conoscere il borgo. Anche attraverso il gioco, si può raccontare la storia e la cultura di un territorio. Anche quando si esce di casa per fare la spesa, si può incontrare per strada una fotografia e così ragionare d’arte contemporanea insieme al panettiere. 


CCTips


Infine, condivido un video tratto dalla pagina Facebook di E50035 in cui la progettista culturale Giada Pieri ed il fotografo Giancarlo Barzagli raccontano della mostra… Evviva le persone e i luoghi che r/esistono! A presto Palazzuolo, Elena & CCTeam

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