La Grecìa Salentina, dove i nonni parlano ancora il Griko

Elena Mazzoni Wagner
una casa nel centro di Calimera, Grecìa Salentina, Lecce

Dal nostro reportage sul “Salento lento“.


LECCE, Grecìa Salentina: questo nome identifica un gruppo di paesi dell’entroterra dove i nonni, tra loro, parlano ancora il Griko! In passato, l’area grecofona si estendeva su un territorio più vasto, tra Otranto e Gallipoli. Oggi si tratta di 11 comuni a sud di Lecce: Calimera, Carpignano, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Soleto, Sternatia, Zollino, Carpignano Salentino, Cutrofiano.

Qui le tracce della preistoria si intrecciano con i monumenti bizantini, quelli medievali e il barocco leccese. E, in misura diversa, sopravvivono tradizioni popolari che risalgono ad una comune radice greca. Sino al 1945, il griko era parlato da quasi tutti gli abitanti; dopo la Seconda Guerra Mondiale, per ragioni socioeconomiche (emigrazione, scuola, giornali, radio, televisione, etc.), il numero dei grecofoni si è ridotto alla popolazione sempre più adulta… Negli ultimi anni, però, anche nei più giovani, è cresciuto l’interesse di rivalutare il proprio patrimonio, volontà manifestata in varie associazioni e centri che promuovono i beni comuni e culturali.

A Calimera (Kalimera in griko significa buongiorno) potete visitare la Casa-Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika ma anche il Museo di Storia Naturale del Salento (con oltre 2000 mq, è il museo naturale più grande del sud Italia). Prima di tutto, però, curiosate il sito web di In-Cul.Tu.Re.: un bel progetto d’innovazione sociale nel restauro e turismo che offre uno sguardo nuovo su questo antico territorio. Suggerimento importante: evitate di visitare questi borghi di domenica, giorno in cui quasi tutti scappano (giustamente) al mare e quindi, ad eccezione di qualche bar, è tutto chiuso. Anche perché, se visitate la Grecìa Salentina, dovete sentir parlare il griko! Che buffo, una lingua capita dai greci ma incomprensibile già ai salentini dei paesi limitrofi. 

Pantaleo è un nonno di Calimera, dove vive con sua moglie, nata a pochi chilometri di distanza ma dove già non si parlava questa lingua; con lei, infatti, comunica in salentino, con gli amici in griko, con me in italiano. “Pantaleo” – il suo nome, mi spiega – significa “sempre dico” e il suono mi ricorda la formula filosofica “πάντα ῥεῖ” (tutto scorre, in greco antico) mentre penso che certe cose, invece, non dovrebbero mai scorrere ma rimanere così, per sempre: dovremmo poter incontrare un Pantaleo seduto al bar in Piazza del Sole, a Calimera, anche tra cent’anni e che ti saluta così: Stàsu calò!” (Statte buéne! o bùne! in salentino, Stammi bene! in italiano).

La Chiesa Madre (dedicata a San Brizio) in Piazza del Sole, Calimera, Grecìa Salentina, Lecce

* Curioso? Qui il reportage completo:

Salento lento: un ritorno alla terra e un nuovo vento


* Qui invece vi raccontiamo un po’ la città di Lecce:

LECCE, quannu mpunna… mpunna buenu!

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