PreCity: La Strada

Marco Nuti

IL CONSIGLIO: Priscilla, la Regina del Deserto di Stephan Elliott (Australia, 1994) con Guy Pierce, Hugo Weaving, Terence Stamp, Bill Hunter.

Premio Oscar per i migliori costumi nel 1995 e presentato nella sezione Un certain renard al 47° festival di Cannes, Priscilla, la Regina del Deserto è un road movie atipico e surreale, diventato un cult nella comunità LGBT.

Bernadette Bassenger, Mitzi del Bra e Felicia Jollygoodfellow sono tre Drag Queen che si esibiscono nei gay bar di Sidney. Dopo la morte del compagno di Bernadette decidono di intraprendere una tournée a bordo di uno sgangherato torpedone da loro rinominato “Priscilla, la regina del deserto”. Durante il viaggio i tre impareranno a sopportarsi e incontreranno vari personaggi, fra i quali un meccanico di larghe vedute, Bob, pronto a rimettere in sesto Priscilla dopo un guasto. L’arrivo nella cittadina di Alice Springs coincide con la scoperta da parte di Mitzi di essere padre di un bambino di otto anni, Benjamin, che sorprendentemente accetta suo padre così com’è per ricominciare una vita insieme.

Il film è condito di umorismo irriverente e una colonna sonora ad hoc, dai Village People a Gloria Gaynor; è girato in luoghi sacri alla comunità LGBT come l’Imperial Hotel ad Erskineville. Peculiare la scelta degli attori con facce tutt’altro che da commedia e che vestiranno poi in futuro ruoli da “thug guy” (Pierce in Memento, Weaving in Matrix); originariamente il ruolo di Bernadette era destinato a Tim Curry (Rocky Horror Picture Show) che lo rifiutò.

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LA RICERCA: Redemption Road di Mario Van Peebles (USA, 2010) con Michael Clarcke Duncan, Morgan Simpson, Luke Perry.

Avviene raramente che nella generosità di spirito di un film ci sia un connubio così alto fra la storia raccontata dalle immagini e il significato della musica che le arricchisce. La verità di un viaggio non sta in “dove” si arriva ma in “come” si percorre la strada, e la storia di Redemption Road è così: due uomini radicalmente diversi si incontrano e insieme attraversano il Tennessee, mentre la loro anima e la loro musica viaggiano in una continua scoperta. È una storia profonda e autentica, senza compromessi e con un finale inaspettato; è soprattutto un omaggio alla cultura afro-americana, alle note del Blues, del Country e del Gospel, alla fede degli stati del sud. Come se le ottime prove attoriali non fossero abbastanza, il film lascia anche una piccola lezione di vita “amate ciò che fate, amate le persone con cui lo fate e amate ciò che vi lasciate alle spalle”.

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