BARI Nel cuore della Valle d’Itria, esattamente tra Locorotondo e la Selva di Fasano, esiste un luogo magico, un’oasi di pace dove si respira aria di creatività e condivisione. Si tratta di Par Tòt, una casa (e molto di più) immersa nella campagna pugliese, tra querce secolari e resti di antichi trulli…
Ma siccome sono le persone a fare i luoghi, iniziamo il racconto da loro, da Fatima & Vincenzo.
La prima volta che sono stata qui e che dunque ho conosciuto Fatima e Vincenzo è stato in occasione di un matrimonio in Puglia a cui ero invitata; nell’estate 2022 ci sono voluta tornare. Ormai li considero casa, è come andare da amici e con questa intervista ho il desiderio di condividere il loro fantastico progetto con tutta la community di CCT!
Fatima è originaria dell’India e di Modena, classe 1986.
“Sono nata nelle colline verdi del sud dell’India, nello stato del Kerala. Dopo un anno sono stata adottata e ho iniziato la mia nuova vita nella terra delle crescentine e del gnocco fritto! Adesso vivo con il mio compagno nel tacco dello stivale, in una casa di campagna nel cuore della Valle d’Itria, tra querce e muretti a secco. Creo oggetti di Artigianato Identitario, un progetto con cui racconto l’identità delle persone attraverso oggetti e spazi in cui possono riconoscersi. Il mio laboratorio Rekrei si trova nella nostra casa, luogo che ospita anche il Bed & Breakfast che abbiamo battezzato Par Tòt.”
Vincenzo è originario di Foggia, classe 1985.
“Ingegnere anomalo, si può dire? Dai, ing. ambientale, non del genere noioso. Semi-nerd, di quelli utili però (specialmente alle compagne in difficoltà). E poi creativo, piccolo inventore di campagna, così mi chiama Fati, apprendista navigatore. Troppi traslochi alle spalle. Ora per rilassarmi taglio l’erba del giardino, altro che aperitivo in centro città!“
È già chiaro come Par Tòt non sia un semplice alloggio, insolito e lontano dalla calca delle canoniche mete turistiche pugliesi: al suo interno custodisce ben altro e a raccontarcelo sono le parole degli stessi proprietari che ho intervistato per voi.
Par Tòt: come nasce l’idea di questo luogo?
“Par Tòt è prima di tutto un luogo che abbiamo scoperto dentro noi stessi e che insieme, come coppia, abbiamo sognato e che sta prendendo forma in questa casa che abbiamo scelto come luogo da abitare e nella quale ci siamo trasferiti per restare e costruire. Il progetto Par Tòt nasce dalla ricerca di un luogo che possa diventare contenitore di bellezza e condivisione, un posto autentico, vero, da condividere con le persone che desidereranno fermarsi per ascoltarlo e viverlo. Par Tòt è una calamita! Gli amici arrivano, ma fanno fatica ad andare via!”
C’è un ricordo o un’esperienza in particolare che volete condividere con noi?
“Gli sguardi, gli scambi di esperienze di vita durante cene passate insieme, i pensieri lasciati nel nostro Guest Book. Molte persone che sono venute hanno scelto questo posto perché erano alla ricerca di un luogo dove stare. Uno stare a tutto tondo, un rimanere per godere del piccolo, regalandosi uno sguardo verso il sole che tramonta o verso il cielo alla ricerca di qualche stella. La sensazione più gratificante è quella di quando le persone, all’arrivo, spalancano gli occhi sempre più mano a mano che percorrono il vialetto, guardandosi attorno. Poi, andando via, gli stessi sguardi a destra e a sinistra ma con una impercettibile inclinazione verso il basso, per celare una leggera tristezza, quella che viene quando sai di lasciare un pezzo di te. Nel nostro piccolo è bello poter provare a far un po’ la differenza lasciando spazio agli incontri e alle sinergie che si possono creare. Racconti di vita, di scelte, emozioni, difficoltà, come se ci si conoscesse da sempre. Ci sono stati momenti in cui persone che neanche sapevano le une delle altre, hanno creato progetti condivisi; altre che hanno ritrovato l’ispirazione per tornare a dipingere o che ci hanno scritto dopo del tempo annunciando di aver finalmente trovato quello che cercavano e per le quali siamo stati inaspettati spunti. Questo non è solo un ricordo ma la soddisfazione più grande. I nostri occhi che, a fine giornata, si guardano e come due calamite si agganciano: ben fatto! In fondo abbiamo scelto di venire qui per costruire qualcosa in cui crediamo e che potesse far la differenza cambiando la realtà con l’esempio”.
Come immaginate il futuro di Par Tòt?
“Il futuro di Par Tòt lo immaginiamo ricco di diversità, uno spazio di creazione e condivisione nel quale vorremmo ospitare piccoli eventi culturali, installazioni, mostre, eventi di musica, teatro, letture. Questo perché crediamo nel concetto stesso di progetto che significa “gettare in avanti”, oltre l’ostacolo. Ed è lì oltre ai muri, alle divisioni, alle paure del diverso che vorremmo, assieme al contributo dell’altro, creare bellezza ed autenticità per dare valore a quella vera crescita che davanti a sé abita un orizzonte comune fatto di Cultura e Creazione. In definitiva abbiamo il desiderio e la spinta a creare un luogo dove le persone non scelgono una stanza dove soggiornare, ma un luogo dove potersi sentire i benvenuti arricchendosi della bellezza di sentirsi in luogo familiare e dove è possibile trovare magari una serata jazz sotto le stelle!”
Par Tòt in una parola?
“Par Tòt (che in Bolognese significa Per Tutti) è condivisione. Un luogo che vorremmo fosse davvero per tutti, ma non per chiunque, così come le cose speciali e preziose che devono essere capite per poter essere apprezzate nella loro parte più profonda. E poi Par Tòt era una parata che si svolgeva a Bologna. È alla Par Tòt che ci siamo conosciuti! Insomma, è nato tutto lì. Purtroppo negli anni la parata è stata mano a mano spostata sempre più in periferia, fino a sparire. In questo senso Par Tòt per noi è anche rinascita e celebrazione.”
Entriamo dentro Par TòT per scoprire il laboratorio Rekrei di Fatima ed il suo progetto Artigianato Identitario.
Par Tòt è dunque un luogo che ti abbraccia ed ospita, che ti fa sentire a casa ma allo stesso ispira e coinvolge in qualcosa che ancora non conoscevi… Ma non solo! Par Tòt custodisce al suo interno anche la “fucina” di Fatima che qui ha dato vita al laboratorio Rekrei® e al progetto Artigianato Identitario®. Per capire di cosa si tratta, proseguiamo l’intervista con Fatima…
Quali suggestioni e influenze hai nella creazione di opere di Artigianato Identitario e di Rekrei?
“Le suggestioni ed influenze sono tante, intrecciate e in comunicazione tra loro. Per l’Artigianato Identitario® sicuramente l’influenza più importante e fondamentale è la persona che condivide con me parti di se stessa, del suo vissuto, della sua storia identitaria. Quando riporto tutto sul mio taccuino e lo rileggo, ogni volta che succede scavo più in profondità cercando di trovare il modo più rappresentativo per poter tradurre il materiale che ho nel nuovo oggetto di Artigianato Identitario. È come un’opera di traduzione che prende parola attraverso gli oggetti nei quali spero le persone possano potersi riconoscere.
Per Rekrei®, inteso come Rekrei Made (collezioni che realizzo in prima persona e che sono in vendita), quello che mi guida è la suggestione legata all’unicità dell’oggetto che scelgo di ricreare. Bellezza e unicità data anche dal suo essere incompleto, abbozzato (vedi in foto, ad esempio, la lampada col manico di violino della Collezione musicale). Li osservo e li reinterpreto cercando di valorizzarli. Ciascuno di loro diventa un nuovo personaggio (come nel mio prossimo progetto in omaggio al romanzo “Piccole donne”) che un giorno indossa un tessuto wax oppure conserva, come per la Collezione musicale, nomi e scritte sul legno, oppure diventa nuova superficie sulla quale ricalcare ombre che per pochi istanti prendono vita (altra serie in arrivo!).”
C’è una storia in particolare che ci vuoi raccontare?
“Le storie e le sensazioni sono sempre così tante e diverse, una fra tutte sono le parole di una cliente che durante gli incontri dove mi raccontava la storia del suo oggetto mi disse: ‘Grazie a te che mi stai facendo fare questo viaggio nei ricordi importanti della mia vita’. Ecco cosa vorrei che l’Artigianato Identitario fosse per le persone: un viaggio. Un viaggio di ascolto, un racconto di se stessi a se stessi in cui il concetto stesso di oggetto viene superato per divenire un tramite per raccontarsi e solo così assumere davvero importanza nei luoghi che, solo così, potremo chiamare davvero casa”.
Una frase che rappresenta per te Rekrei.
“Rekrei – che è forma di ricerca dell’armonia interiore, il cui cuore poetico risiede nella creazione di oggetti e spazi che ho chiamato Artigianato Identitario – rappresenta per me la trasformazione. Trasformazione che oggetti e spazi possono avere nel racconto delle persone che incontro”.
Una frase che rappresenta per te l’Artigianato Identitario.
“L’Artigianato Identitario è racconto e narrazione nella quale riconoscersi davvero. Questo perché gli oggetti diventano come contenitori vivi, ponte per quella narrazione identitaria nella quale possiamo riconoscere parti di noi stessi vivendo stati d’animo di pienezza, elevandoci e portandoci a vivere l’esperienza del Rasa (che spiego in modo approfondito sul mio sito).”
Come immagini il futuro del laboratorio Rekrei e del progetto di Artigianato Identitario?
“Immagino e spero che Rekrei con le sue collezioni (Rekrei Made) possa essere scelto come arredo che possa rendere nella sua unicità più speciale il luogo che si vive e magari essere scelto chissà per qualche evento o qualche scenografia! Soprattutto spero che il cuore pulsante della poetica di Rekrei, l’Artigianato Identitario, possa far parte delle scelte di arredo dei propri spazi da chiamare davvero luoghi da abitare. Questo perché come dico spesso: tanti pezzi di noi stessi nella nostra casa creano il nostro mondo.”
Artigianato Identitario: la storia del mio Baule 🙂
Per entrare ancor più nel vivo del mondo creativo di Fatima, vi porto un esempio che racconta da vicino anche me, perché è il pezzo di Artigianato Identitario che Fatima ha realizzato per me e che lascio alle sue parole. Si tratta di “Sottosopra”, Collezione 2022 di Artigianato Identitario– esemplare unico:
“Sottosopra è un contenitore non solo perché si tratta di un baule vero e proprio, di quelli che un tempo contenevano il corredo o la biancheria della casa, ma soprattutto perché come pezzo di Artigianato Identitario racchiude in sé la storia identitaria della persona. È una narrazione che prende vita nello spazio interno del baule attraverso un collage narrativo e contenuti simbolici che ho scelto e selezionato con cura. Ritagli di lettere, parole, frasi, pagine di libri e fogli con storie inventate e scritte a mano dalla bambina che un tempo osservandolo si lasciava ispirare per inventare racconti di fantasia, rappresentano la materia prima con la quale ho potuto raccontare parte del vissuto e dell’identità della persona alla quale quel baule apparteneva.”
Come l’hai realizzata? Quali idee, materiali e strumenti hai usato?
“Ho scelto di utilizzare la carta non solo perché originariamente e spesso quei tipi di bauli ne venivano rivestiti, ma soprattutto perché il materiale protagonista dei racconti legati alla storia di quel baule erano i libri con le loro pagine di carta e i fogli di taccuini dove venivano inventate storie nate dall’amore e dalla passione per la scrittura e la lettura. Questi elementi assieme ai racconti legati alla storia di quel baule sono la materia prima con la quale ho potuto realizzare l’oggetto. Ho realizzato il pezzo pensandolo proprio come se si dovesse mettere in scena una narrazione che prende parola attraverso pagine, fogli, ritagli di carta, il tutto sullo sfondo, scelto dalla persona, del colore rosso, sia per l’interno che per l’esterno del baule”.
Cosa ti ha ispirata?
“Ciò che mi ha ispirata è stato il racconto che tu, Ilenia, hai voluto condividere con me durante i nostri incontri e che ti lega a quel baule, contenitore della tua storia e dei tuoi ricordi. Un baule che, anche se non esiste più, abita nella memoria e fa parte del vissuto personale della tua persona”.
Grazie Fatima, di cuore! Ilenia
Scopri di più!
- Par Tòt: par-tot.it
- Rekrei e Artigianato Identitario: rekrei.eu