Union Square, l’eccezione americana

Giulia Dedionigi

Union Square


 

Si dice che gli americani non sappiano cosa sia una piazza. Qui è un susseguirsi di street e avenue. Ci si incontra nei mall, centri commerciali che noi chiameremmo non-luoghi: niente storia, niente memoria, niente identità. Ma a New York, alla fine, ho trovato l’eccezione, la ciliegina sulla torta. Union Square, una piazza vera.

Sembra un parco come tanti altri, ma è in realtà una perla circondata da gradini e da un mercato di frutta e verdura a km zero. Giocatori di scacchi, predicatori con in mano una Bibbia che urlano le loro verità. E poi ragazzi che si sfidano sulle note di un vecchio stereo o con in mano cartelli che recitano “free hugs”, abbracci gratis. Verso sera il mercato lascia spazio a compagnie di skaters e bikers in bmx. Un po’ mi spaventa tutto questo spare time, abituata a vederli correre su e giù per i loro blocchi. Ma questa razza in via d’estinzione, chiamata piazza, ogni giorno si popola degli stessi personaggi. Circensi in standby prima di ricominciare a sfrecciare per la City.

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