NAPOLI brulica, viali, vicoli e budelli. Napoli puzza di parole e approssimazione. Promesse, odore di fritto, vampe di ascella nel caldo di agosto, pomodoro e basilico.
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Napoli è una città, ma sembra l’umanità intera. Umanità che trasuda dai marciapiedi, piscio e nettezza e fogne, ipercalorica gastronomia. Napoli è quel che di più umano si possa trovare nell’architettura. É una città che si guarda, su dal Vomero, bella, grassa e formosa, col culo sfatto adagiato ai piedi del Vesuvio. Ma poi la si respira, calati con la funicolare – sferragliare di carrucole – nelle vie più ricche del centro – sferragliare di attaccapanni -, da Piazza Augusteo verso Via Roma e oltre.
Napoli è femmina. La mamma, la bimba, la troia. Bellezza estasiante e insopportabile, ruffiana. Tante domande e poi, stringi stringi, puro materialismo. Ingenuità e furberia. Ospitalità e una mano sul portafogli.
Napoli popolare, camiciole sporche, pantaloni troppo larghi, urla, bestemmie, parole come cantilene. Risate e panni stesi nei vicoli del centro; Napoli elegante, ville liberty e giardini, rispettoso silenzio e devoto servilismo nei bar di Piazza del Plebiscito. Il caffè ha un altro sapore, sarà l’acqua, hanno un’acqua diversa qui e la pizza… ah, la pizza!
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Trionfo del luogo comune, celebrazione della pummarola ‘ncoppa, Napoli è la seduzione. É bella, ma non è quello che ti affascina, no: ti piglia lo stomaco, ti stringe l’anima. Più che bellezza, è voluttà. Non è ammirazione, è groviglio di passione. Non la vedi soltanto, la senti, la ascolti, la tocchi, la respiri, la percepisci, abbraccio sensuale, cinestetico. É l’amore consumato, carnalità.
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Mi faccio guidare tra le sue piazze e le sue strade da un’amica, e quel che mi tocca, più che i monumenti, le chiese, i castelli, sono gli scorci, le persone, gli squarci di vita quotidiana, Spaccanapoli, i Quartieri Spagnoli, le Ape truccate, annunci mortuari da non credere.
Via San Gregorio Armeno, il quartiere dei presepi, è un capolavoro di arte e creatività: l’occhio di Napoli sul Mondo.
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E poi non so, devo essermi infilato da Sorbillo.