LA HABANA Dicono che Cuba sia cambiata, che non sia più la stessa degli “anni d’oro”, che i jineteros della capitale non ti lasciano in pace, che il turismo di massa stia distruggendo tutto il vero che c’era una volta. Beh, io non ci ho creduto e sono andato a verificare di persona nonostante in tanti me lo abbiano sconsigliato.
Ebbene, dopo due settimane in giro su una vecchia Chevrolet del ’54, posso tranquillamente dire che Cuba mantiene tuttora il suo spirito intatto e credo fortemente che continuerà a mantenerlo per ancora molto tempo. Senza alcun bisogno di scendere sul piano politico, senza alcuna polemica o facile presa di posizione, quello che ho visto è un popolo con tanta voglia di vivere, di confrontarsi con altre persone, di affermare la propria identità individuale… mentre la Revolución è tutta un’altra cosa.
Perché può capitarti di perderti in una delle infinite viuzze a La Habana, girare l’angolo e incontrare Rafael, capelli bianchi e barba lunga, seduto al bordo del marciapiede, lontano dai turisti, dentro una storia tutta sua. La tua minima attenzione è sufficiente per fargli illuminare il volto, per farlo tornare su questa terra ad esser parte anche per un istante della storia di qualcun altro. E quando gli chiedi se puoi fare una foto, la sua espressione cambia, ritorna serio, fissa l’obiettivo della macchina fotografica e si prepara allo scatto come se fosse l’unica occasione per raccontare la sua vita. Può sembrare strano ma ci riesce in pieno, con un solo sguardo. Una sola foto e ti rendi conto che i suoi occhi raccontano fin troppo.
E allora realizzi che Rafael è Cuba.
Rafael è la dignità di tutti i cubani che incontrerai durante il viaggio.
Rafael è il bisogno di attenzione, di ogni cubano.
Rafael è la contraddizione di una libertà estesa soltanto fino ai confini della propria isola.
Rafael è il motivo esatto per il quale sei andato a Cuba.
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