La curiosa storia di Via del Can Bianco a Pistoia

Laura Rubegni
Via del Can Bianco

Destinazione Pistoia > Storie raccontate dai partecipanti al Corso IFTS – PRODEST 2018/2019 (PROgettazione, definizione e promozione di piani di DEstinazione e Sviluppo Turistici).


PISTOIA è una città toscana che ha la fortuna di esser sorta in un territorio vasto ed eterogeneo, con splendidi scorci sia di pianura che di montagna, una storia ricca di arte e famosi aneddoti, un legame speciale con la musica, una tradizione di ricette povere e squisite, con prodotti unici e preziosi. Ma se c’è una cosa che caratterizza Pistoia più di altre città d’Italia, e forse del mondo, sono le sue strade. O meglio, i nomi che i Pistoiesi, nei secoli, hanno dato alle vie e ai vicoli della loro amata città.

Ogni nome infatti non è semplicemente un tributo ad un personaggio o ad una ricorrenza storica o politica. I nomi delle strade di Pistoia sono testimonianze di storie di vita reale. Esperienze, anche non sempre necessariamente positive, che passo dopo passo, raccontano secoli di storia trascorsi in questo spicchio di terra toscana. Tra le tante, come ad esempio Vicolo Brontola, Via Abbi Pazienza, Via Curtatone e Montanara, Via di Stracceria, Via delle Pappe, o il Vicolo del Sozomeno, io ho scelto di raccontare la storia di Via del Can Bianco.

Via del Can Bianco, Pistoia

Via del Can Bianco

L’origine del nome di questa via risale ai tempi delle lotte delle famiglie nobili di Pistoia. Pare che in questa strada, durante una notte d’estate, un agguato da parte dei nemici della fazione avversaria fu sventato proprio grazie ai latrati di un cane bianco che aveva avvertito la presenza degli estranei e che iniziò ad abbaiare con tutte le sue forze, allertando tutta la contrada. L’intervento del fedele amico fu talmente prezioso e apprezzato, che si decise di dedicargli un bassorilievo in pietra, tutt’oggi visibile all’inizio della via – superato Vicolo Malconsiglio, dopo la volta, in alto a sinistra! – a memoria del suo provvidenziale aiuto. 

Ho scelto di raccontare questo curioso episodio (che un po’ mi ricorda la leggendaria vicenda delle Oche del Campidoglio) perché quando ne sono venuta a conoscenza è stato immediato immaginare l’avvicendarsi dei fatti con l’abbaiare improvviso del cane nel silenzio notturno e quindi lo spavento della gente; e ho anche subito pensato che il fatto di intitolare una strada della propria città ad un cane (o quantomeno alle sue gesta) sia in qualche modo una dimostrazione di come gentilezza e onestà intellettuale siano qualità insite in questo popolo. E credo che proprio questo “carattere pistoiese” abbia fortemente contribuito a conservare nel tempo, in modo anche evidente nei luoghi, un senso di memoria e comunità, cosa preziosa e per niente scontata.

Via del Can Bianco, Pistoia

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