Isravele, l’eremita (e artista outsider) di Monte Gallo

Sabrina Weniger
Isravele, the hermit of Monte Gallo

Stories by the “Creative Curious Travellers 2018” about the city of Palermo. A project by CCT-SeeCity. Thanks to: CLAC | @Igers.Palermo | MINIMUM | PUSH. | SeeCily Tourism Services – InfoPoint Palermo | USE-IT Palermo | ALAB | SAM! | Pasticceria Cappello | Caffè Letterario Teatro Garibaldi | Good Company Sicily | AddiopizzoAddiopizzo TravelVisit Palermo | Wonderful Italy.


PALERMO è una città-porto (il suo nome deriva infatti dalle parole greche Pan – tutto ed Hòrmos – porto) abbracciata da montagne: oltre i palazzoni, dietro il cemento, ovunque si guardi, ci sono loro, i monti. Ognuno con una forma tutta sua, riconoscibile a distanza, sia dal mare che dall’entroterra. Ognuno con una storia tutta sua.

La più popolare vede protagonista il Monte Pellegrino ed è la storia di Santa Rosalia (1130-1170), patrona della città: di nobile famiglia normanna, lasciò la corte per una vita solitaria, in preghiera e contemplazione, rifugiandosi presso una grotta sul Monte Pellegrino; qui Rosalia visse in eremitaggio per circa otto anni, fino alla morte. Nel 1624, mentre Palermo era invasa dalla peste, lo spirito di Rosalia apparve in sogno ad una malata e poi ad un cacciatore. A lui indicò la strada per ritrovare le sue reliquie, chiedendogli di portarle in processione per la città, che fu così (nel 1625) purificata e liberata dal morbo. E dunque, su questa montagna sacra, ogni anno, nella notte tra il 3 e il 4 settembre (data in cui Rosalia passò alla vita eterna), i palermitani (fedeli e non) commemorano la loro “Santuzza” con la tradizionale “Acchianata” (salita, ascesa): attraverso un antico sentiero di circa 4 km, salgono a piedi fino al Santuario, in cima al monte, nella grotta in cui furono ritrovate le ossa della giovane donna. Ecco perché durante “U Fistinu“, il festino in città che celebra (dal 10 al 15 luglio) la Santa e il suo miracolo, si grida: Viva Palermo e Santa Rosalia!



L’ultimo eremita di Palermo

A quanto pare le montagne di questa città sul mare continuano ad affascinare e attrarre a sé la sensibilità (o follia) di chi desidera una vita più lontana dalla società e più vicina al cielo. E come la nostra CCTraveller Sabrina Weniger – durante il suo viaggio attraverso i luoghi più tranquilli di Palermo – è riuscita a dimostrare (con la sua fotografia analogica), Isravele esiste davvero. Non è solo una leggenda che i palermitani amano raccontare indicando quella torre in cima al Monte Gallo, la montagna che separa i golfi di Mondello e Sferracavallo.

Nino, il suo nome di battesimo. Isravele – “elevarsi” letto al contrario – come ha scelto di chiamarsi da quando si è trasferito qui (il 18 Dicembre 1997) per costruire un “Santuario”, un luogo sacro, una nuova meta per i pellegrini volenterosi di purificarsi l’anima attraverso un’acchianata (salita, ascesa) diversa; sì, diversa da quella di Santa Rosalia perché questa porta a un sito rigenerato, trasformato da luogo in rovina e abbandono a casa-museo attraverso l’arte outsider [*] – un’arte spontanea, qui realizzata con materiale povero e di scarto, spesso raccolto per strada.


* Arte spontanea, clandestina, irregolare, eccentrica, creata da autori culturalmente, mentalmente o socialmente emarginati; a livello internazionale, tutte queste espressioni artistiche che si manifestano fuori dai percorsi convenzionali e dai circuiti culturali istituzionalizzati sono state identificate nel loro aspetto più storicizzato con la nozione di Art Brut e oggi rientrano nella categoria più ampia e dinamica di Outsider Art. Una curiosità in merito: a Palermo esiste l’Osservatorio Outsider Art – fondato nel 2008 come laboratorio di ricerca presso l’Università di Palermo da Eva di Stefano (docente di Storia dell’arte contemporanea), è dal 2011 un’associazione culturale e rivista online.


Isravele, oggi sessantenne ed eremita da ormai vent’anni, viveva in Corso dei Mille a Palermo e di mestiere faceva il muratore. Poi un sogno gli ha cambiato la vita: Dio aveva in braccio due bambini, uno era Gesù e l’altro lui stesso. Ha così sentito il dovere di salvare le anime e (come Santa Rosalia) ha scelto di dedicarsi ad una vita di preghiera e contemplazione in cima a un monte; nel suo caso, il Monte Gallo, indicatogli da Dio per compiere la sua missione: costruire un Santuario destinato a diventare un luogo di culto aperto a tutti – quando sarà finito o quando lui non ci sarà più.

Sulla cima di questo monte, Isravele ha trovato un vecchio edificio borbonico, una torre di avvistamento del XIX secolo, lasciato all’incuria del tempo e dei graffitari, un sito che nel corso degli anni ha lentamente recuperato. L’eremita continua a tornare spesso in città per far visita alla sua famiglia e raccogliere il materiale necessario alla costruzione e alla cura del Santuario. Naturalmente, si sposta sempre a piedi. Trascorre comunque la maggior parte del suo tempo qui, immerso nella natura, a occuparsi di arte e spiritualità, a decorare le pareti della casa-museo-santuario, a ricevere visitatori (in particolare la domenica) che spesso (ma non sempre) accoglie volentieri.

La nostra CCTraveller-fotografa Sabrina, guidata dall’amica Helen (che vive a Palermo da anni e che già aveva visitato il Santuario di Monte Gallo e incontrato Isravele), è stata la benvenuta: ha visitato anche l’interno dell’edificio ma ha preferito non essere troppo “invadente” con la sua macchina fotografica (analogica). Lasciamo quindi alla vostra curiosità immaginare questo luogo ricoperto da mosaici e dipinti, ricco di simboli cristiani, ebraici, islamici; triangoli, cuori, angioletti e stelle di David ovunque; immagini di santi e statuette di pecore (che rappresentano le anime buone). Colori e simboli che accompagnano il pellegrino dall’inizio della “Via Santa” (i circa 2 km che anticipano l’edificio) e che poi, arrivati alla meta, sorprendono gli occhi di meraviglia. 

Sabrina non ha fotografato l’edificio ma ha ritratto l’uomo-artista-eremita Isravele, che a questo luogo ha dato nuova vita. Lo ha ritratto appena fuori la sua casa-museo-santuario. Dietro di lui, un’infinita parete azzurra di mare e cielo.

Isravele, the hermit of Monte Gallo
Isravele, l’eremita di Monte Gallo

Il “Santuario” di Monte Gallo

Una strada ripida, faticosa quanto suggestiva, di circa 7 km conduce (in circa un’ora e mezza) alla cima di Monte Gallo (586 mt.), dove spicca il “Santuario” di Isravele. Il sentiero di accesso – la “Via Santa” – è un percorso di circa 2 km impreziosito da piccoli mosaici e vari simboli religiosi che invitano il pellegrino o semplice visitatore a continuare il cammino ed “elevarsi” anche spiritualmente. Raggiunta la meta, quasi seicento metri sopra il Mar Tirreno che bagna le rocce della riserva naturale di Capo Gallo, lo sguardo si perde tra le decorazioni artistiche e l’intenso blu del mare. Ogni parete (esterna e interna) dell’edificio mostra dipinti e mosaici che Isravele ha creato nel corso degli anni; mosaici realizzati con pietre, conchiglie, ritagli di giornale, piccoli pezzi di vetro, plastica, ceramica. Con la legna invece riscalda l’acqua piovana che raccoglie in alcune cisterne. Fuori ha costruito muretti a secco e un piccolo orto. Vive senza energia elettrica, si arrangia e inventa.

La riserva naturale di Capo Gallo è nota in particolare per il “villaggio fantasma” sorto indisturbato a Pizzo Sella, un’area del promontorio che guarda il golfo di Mondello, conosciuta come “la collina del disonore” per l’abusivismo edilizio. Qui la roccia e la vegetazione convivono da decine d’anni con tantissimi scheletri di cemento, quelli di almeno 170 villette edificate a partire dal 1978 fuori da ogni regola e logica. Un ecomostro ad opera di Cosa Nostra, un intero paesaggio devastato e deturpato dalla mafia e da un’amministrazione corrotta. Un gigante esempio dell’Incompiuto siciliano. Qui e là adesso spuntano a sorpresa alcune opere di street art, raggruppate dal progetto Pizzo Sella Art Village a cura del collettivo Fare Ala.

Per raggiungere il “Santuario” di Monte Gallo si attraversa quindi questo villaggio, si cammina tra lo scempio di un passato ancora ingombrante e la volontà artistica, e sempre più collettiva, di re-immaginare e cambiare il paesaggio trasformando il cemento ereditato in tele da colorare, in nuove risorse per la creatività e per tutti. Ecco allora che il “Santuario” voluto, realizzato e protetto da Isravele, sulla cima di Monte Gallo, assume un ruolo ancora più importante e fortemente sociale. Il “Santuario” è diventato una meta da scoprire per chi ama l’arte, la natura, la spiritualità. Un luogo che racconta una nuova storia. Una bella storia.

E che ne sarà di questo luogo, dopo Isravele?

Arte Spontanea, Arte Irregolare, Art Brut, Outsider Art, o come la si vuole chiamare. In ogni caso, l’arte di Isravele è diventata il motivo che, insieme alla natura, attrae oggi in questa zona la maggior parte dei visitatori, senza dubbio incuriositi dalla storia di quest’uomo-artista-eremita di Monte Gallo. E quando lui non ci sarà più, chi si prenderà cura di questo luogo?

Se ne parla già come di un bene comune da proteggere, preservare, promuovere. L’opera di Isravele, a prescindere dal significato spirituale a cui possiamo dare più o meno valore, ha certamente donato a questa terra una nuova vita. E da questa storia di coraggio e sana follia, se vorranno, i palermitani potranno continuare a trarne esclusivamente beneficio. Viva Palermo e Isravele!

Monte Gallo
Monte Gallo e il “Santuario” d’Isravele

CCTips | Quando e come visitare il “Santuario” di Monte Gallo

  • Parcheggiata l’auto (o arrivati in bus) ai piedi della riserva di Capo Gallo, partendo da Via Tolomea o Via Grotte Partanna dovrete camminare per una salita – o meglio “acchianata” – abbastanza ripida e faticosa (circa 7 km di strada e sentiero): meglio quindi evitare le giornate e le ore troppo calde! Ovviamente, scarpe comode e abbigliamento da trekking.
  • Ovviamente, meglio se guidati da una persona che conosce Monte Gallo e ancor meglio se la vostra guida conosce già anche Isravele.
  • Isravele parla più siciliano che italiano, e niente inglese. Ma sa farsi capire comunque da tutti.
  • Siate rispettosi del luogo e della persona che ci abita. 
  • Portate con voi un piccolo dono, Isravele ne sarà grato.
  • Nota: raggiungere il Santuario non significa incontrare di conseguenza Isravele e visitare la sua casa-museo; è probabile che accada ma è anche probabile che in quel momento Isravele non possa (o voglia) ricevere persone e quindi farvi entrare. Il paesaggio e la vista del mare da quassù valgono comunque la fatica, decisamente liberatoria! 

Per approfondire:


Palermo, un viaggio attraverso i suoi luoghi più tranquilli


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