The Sochi Project

SOČI Il 7 febbraio 2014 si inaugura la XXII edizione delle Olimpiadi Invernali, la prima mai ospitata in Russia. E la prima esplicitamente non gay-friendly. L’evento detiene un ulteriore primato: con l’espansione del budget a 51 miliardi di dollari, è la manifestazione olimpica più costosa di sempre. Una terza particolarità è la località prescelta: Soči. Dov’è Soči? Su Google Maps, è qui:

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Proprio così: la località che ospita i giochi olimpici invernali 2014 è una ridente cittadina balneare, sulle rive del Mar Nero, esaltata da Wikipedia come il paradiso climatico della villeggiatura russa. Temperature miti, coltivazioni di thè ed uva sulle colline circostanti, mare tiepido. La Saint Tropez russa, insomma. Ma molto, molto più problematica.

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A prima vista – e non solo – la scelta “bizzarra” ha fatto alzare le orecchie; questo fin dal lontano 2007, anno in cui Soči vinse la corona di reginetta sbaragliando le finaliste Salisburgo, in Austria, e Pyeongchang, in Corea del Sud. Tra le molte orecchie si sono tese anche quelle dei giovani Rob Hornstra e Arnold Van Bruggen.

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Uno fotografo, l’altro scrittore e filmmaker, i due olandesi hanno dedicato cinque anni ad una mega inchiesta sulla prescelta e sulla sua preparazione al fatidico momento di gloria. Finanziandosi grazie al crowdfunding sono riusciti a mettere assieme un progetto complesso e multimediale, un commisto di scritto, video, interviste, immagini di paesaggi, architetture e molti ritratti, con numerosi riferimenti esterni ed un solido impianto di ricerca sul campo. Ciliegina sulla torta? La pubblicazione del libro An Atlas of War and Tourism in the Caucasus.

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L’inchiesta The Sochi Project valse fin da subito ai due reporter una grande ammirazione internazionale, oltre a un diniego del visto di accesso in Russia al fotografo Hornstra, che voleva presenziare all’inaugurazione dell’esposizione lo scorso ottobre 2013 (poi annullata). Ad ogni modo il visto gli è stato negato per i prossimi 5 anni, perciò non c’è alcun pericolo che Hornstra riesca a presentarsi a queste Olimpiadi.

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Quel che il progetto ha sollevato non è infatti solo la polvere di una cittadina che si trasforma in vista delle maree turistiche: quella interessata è una zona farcita di strutture alberghiere sovietiche, a 20 km dalla zona di conflitto di Abkhazia, a due passi dalla Cecenia e dall’Ossezia del Nord – tra le zone più povere e tormentate della storia moderna.

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Sulla pagina del sito ufficiale (tradotto in olandese, russo e inglese), Soči é definita “the Florida of Russia, but cheaper”. Il progetto prende avvio dal discorso di ringraziamento di Mr Putin nel 2007 e si snoda attraverso otto tappe, in un crescendo di implicazioni politiche: The Summer Capital, A Paradise Lost, On the Other Side of The Mountains, Always Troubled, Building the Winter Capital, The Abkhazian Olympic Dream, Injustice Breeds Unrest, Putin’s Private Project.

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Una corsa ad anello che comincia e finisce con uno zoom sullo stesso protagonista. Putin, che nonostante il sistema di sicurezza innescato, degno della pura science-fiction, non riesce a fermare i sospetti di averne voluto fare una mera questione di prestigio personale.

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Come inchiesta in quanto tale, The Soči Project si distingue per la chiarezza della sua grafica, scorrevole e riposante, per le immagini di grande qualità e i ritratti di forte impatto emotivo, ma soprattutto per i collegamenti multimediali ben orchestrati. Un reportage in grande stile ed onnivoro, interessante sotto numerosi punti di vista: unione inseparabile di giornalismo, storia, attualità, fotografia, turismo.

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 Site: thesochiproject.org | Facebook: The Sochi Project | Twitter: @TheSochiProject

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