Versilia: #fontdibagni

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VERSILIA (LUCCA) Continua la rassegna del livornese Michele Boroni, che nell’estate 2012 ha iniziato a fotografare insegne e icone varie degli stabilimenti balneari della famosa riviera toscana, commentando – a volte in modo ironico, altre poetico – la scelta del nome, del carattere tipografico (cosiddetto font) e della grafica. Il progetto è nato su Instagram (emmebi68) e si è diffuso su Facebook e Twitter; poi, considerato il numero dei likes e followers, le foto sono state tutte raccolte su Tumblr: #FONTDIBAGNI. Qui ve ne mostriamo solo alcune, con i commenti dell’autore.

2012 LUGLIO – SETTEMBRE

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Questo è il primo #fontdibagni. Tra il littorio e il cinemascope.

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Quello grosso, trionfale e parecchio decadente.

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Et voilà. Art déco. (Su Instagram è stata una delle più gradite).

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Ma esiste un nome più brutto e sbagliato per uno stabilimento balneare di Milano?

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Adoro i puntini appena accennati sulle i maiuscole. Del resto, con questo nome, tutto è coerente.

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Non c’è Firenze senza un giglio.

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Ve l’ho già detto che qui il delfino va un casino, vero?

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Un bagno per sciantose.

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Lasciatemi Bagnare / Sono Un Italiano.

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Probabilmente il bagno più aspirazionale della Versilia. E buon ferragosto a tutti.

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C’è il filone dei bagni (o lidi, che dir si voglia) che hanno i nomi di altre località, diverse da quelle in cui sono locate. Non ho mai ben capito qual è la logica che sta dietro a queste scelte. Cioè, se è una roba evocativa per l’avventore del tipo “oh, se vieni qui da noi, ti par d’essere proprio in un altro posto”, oppure se è una scelta romantica del proprietario tipo “mi sarebbe tanto piaciuto essere laggiù, invece sono qui (porca troia), non c’incastra una sega, però voglio vivere con questa illusione, e quindi il bagno lo chiamo così” (nelle frasi originali ci sarebbero anche un paio di moccoli, per rafforzare il concetto, che però qui omettiamo). Ecco, mi chiedo: Sorrento, che caso sarà? Dite voi, basterebbe chiederlo al gestore. Certo, ma questo non è un tumblr d’inchiesta, è un tumblr che parla di font. Ed è qui la risposta. “Sorrento” scritto con questo stile semi-calligrafico ti allontana però dalla questione. Non è il bastoni perentorio e definitivo, ma è un carattere dolce e, allo stesso tempo, disinvolto e rapido che sembra dirti “oh, a noi un giorno c’è venuto di chiamarlo così, senza pensarci troppo. E ci garba. Venite, che piacerà anche a voi”. Potere del font.

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Allora, io non sono né un grafico né un art. Insomma, di font mica me ne intendo. Però mi piacciono, ma non ho mai approfondito l’argomento; quindi magari di seguito non utilizzerò un linguaggio appropriato. Perdonatemi, nel caso. Però credo che alla fine anche la grafica, in quanto composta da segni, segua le regole della semiotica, cioè quelle dell’elemento formale (significante)e di quello intrinseco e concettuale (significato). Non si scappa. La parola, il significato e la sua rappresentazione. Quindi pensi a Impero e ti aspetti un font severo, rigoroso e definitivo (tipo un bastoni) e invece ti ritrovi una roba scritta da un bimbo di terza elementare. E questo corto circuito fa il giro completo e diventa sublime.

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Altro interessante caso di incoerenza tra font, nome, simbolo e territorio. Perché usare il gotico tedesco del Frankfurter Allgemeine associato a una conchiglia per l’insegna di un bagno di Forte di Marmi? Un mistero che #Fontdibagni non è in grado di svelarvi. Ci sarà #Costanza non certo Coerenza.

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In Versilia non tutto il vintage e il retrò è scintillante e lucente. Capita anche che a Viareggio, tra i palazzi in stile liberty e i disegni art decò, si insinuino angoli di trascurata decadenza, tuttavia non privi di fascino. E’ il caso del Bagno Tritone e del suo avan-ingresso. Muri scrostati e un font puro anni 60 lasciato un po’ andare. C’è anche questo ed è giusto testimoniarlo.

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Instagram dà la magnifica illusione di essere un fotografo. Anche a te, che non sei mai riuscito mai a immortalare niente di decente per oltre trentanni. Instagram riesce a fare tutto questo. E per un po’ l’illusione è garantita. Poi però, a un certo punto, viene fuori l’umano. L’inettitudine, l’incapacità, la cialtronaggine umana. E, in particolare, del sottoscritto. Ed ecco che l’inquadratura è storta. In una foto dove l’equilibrio delle cose è fondamentale. Dove il font usato per l’insegna del bagno è così leggero che pare essere disegnato. Dove la struttura dell’entrata sembra, a sua volta, una cornice. Dove i colori sono perfetta. E invece. E’ storta. Sembra quasi la copertina di qualche disco Aor westcoast tipo Christopher Cross o Glenn Frey, oppure se i Metronomy fossero capitati a Forte dei Marmi, sono certo che questa sarebbe stata la cover di un probabile “The Italian Riviera”. Però, dai. A guardarla bene, anche storta non è poi male.

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Tutti i #fontdibagni portano a #Roma.

2013 APRILE

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E così succede che mentre sei a Viareggio all’ora del calasole di una bella giornata di aprile, fai due passi e te la trovi lì, un po’ spoglia, nature, con quel nome rinascimentale e quell’aria anni ‘50, con quei bastoni un po’ così, quell’espressione un po’ così, di quella che ha passato l’inverno tutta sola, al freddo e al gelo (eh sì, le è toccata pure un po’ di neve), snobbata dalla maggioranza delle persone, anche quelle che hanno pascolato lì intorno nel mese di febbraio per vedere i (detestabili) carri di carnevale, ma che non se la sono nemmeno cagata di striscio.  Insomma te la trovi lì di fronte e non puoi fare a meno di fotografarla e pensare che forse anche quest’anno tornerai a immortalare altre scritte, altre insegne, altri font, e provare pure a raccontarle con le parole, che l’anno scorso ti sei pure divertito, e in parecchi ne hanno parlato e qualcuno ha anche scritto per farti i complimenti. Qualcun’altro non ci crede che in Versilia ci siano così tante scritte, così tanti altri font da fotografare. E invece ce ne sono ancora, abbastanza per fare un’altra stagione di #Fontdibagni. E così nel frattempo ti vengono in mente anche altre idee, per arricchire un po’ la cosa, e magari cambi pure il template. Vabbè, insomma, è ancora presto, e fuori piove, però tra un po’ di tempo #fontdibagni riprenderà.

2013 AGOSTO

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Oh, mancava proprio un bel bagno polindromo e ambigramma (quest’ultima parola mi è stata suggerita dal buon Frankie Hi Nrg che di parole ne sa un bel po’). E in questa insegna il font ha proprio un ruolo specifico e fondamentale. E’ pure bella, in rilievo, in legno. C’è del gusto. Poi purtroppo tutto è rovinato da quel cazzo di insegna in basso del ristorante bar La Vague, un aborto mironiano che distrugge quel piccolo capolavoro di equilibri che era la scritta Anna (dove anche la sporcatura della palma aggiunge stile allo stile), per far spazio anche al logo più brutto di caffè ever.

CONTINUA…

* E quest’estate, anche una novità tra (parentesi): #icondibagni. Sempre su #FONTDIBAGNI.

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