BUM: Bielorussia, Ucraina, Moldova. #3

Roberto Becattini

ANCORA UCRAINA Lasciata Koktebel la mattina presto, grazie anche a uno strappo alla stazione dei bus offertomi da un tipo alla guida di una traballantissima Lada-33 del 1979, posso così raggiungere Yalta, la meta più turistica e commerciale della regione, tuttavia imprescindibile. Stavolta mi tocca prendere una stanza d’albergo. Il lungomare Lenin è un vero e proprio caravanserraglio: attrazioni circensi, artisti di strada pessimi, tirassegni, gruppi musicali adepti di Fausto Papetti, prove di forza, vecchi sedicenti ex-marinai agghindati come Braccio di Ferro che chiedono l’elemosina, bancarelle e chioschetti improvvisati di ogni tipo, etc. Se vuoi fare la foto con la scimmietta, con un’aquila, con un pitone, con un sarchiappone sulle spalle, Yalta is the place! Per fortuna conosco casualmente Sasha, un tipo assurdo di Odessa che viene spesso qua. Sasha dopo una breve storia con una tipa del posto, ha fatto amicizia con un personal trainer che gestisce una palestra sulla Massandra beach. In cambio dell’alloggio, a quanto ho capito dal suo incerto inglese, egli è “costretto” ogni mattina a seguire un severo programma di allenamento a base di pesi e nuotate, cui si sottopone con piacere, probabilmente per riconquistare la sua bella ex. La migliore perla di umorismo involontario del 2012 me la regala proprio lui.

  • – What do you study?
  • – Psychology.
  • – And what do you wanna do after?
  • – Don’t know… I’d like to work with the people… maybe.

Quando la vocazione è tutto! Sulle note di El bimbo, canzone popolare afghana diventata un classico disco anni ’70 grazie alla versione a zampa di elefante dei francesi Bimbo Jet (!!!), ma nota qui in Ucraina unicamente perché è la musica che si sente al Blue Oyster, il locale gay nel film Scuola di Polizia, mi vado a coricare ridendo. La mattina seguente inizio la visita dei dintorni, dove si trova un certo Palazzo di Livadija, dove tali Stalin, Churchill e Roosevelt qualche anno fa giocarono a Risiko. Vinse Stalin. Ma al di là dell’emozione di trovarsi in un luogo che ha fatto la Storia, il posto non offre molto. Meglio scendere verso il mare, dove l’acqua è fresca ma mai fredda e resteresti ore a sguazzare. Da lì si può tornare tranquillamente a piedi in città.

Lasciata Yalta arrivo in serata a Sevastopol, dove alloggio all’ostello Funny Dolphin Hostel. Il suo proprietario, Yuri, è un tipo simpatico che ha lavorato per anni alla riparazione e manutenzione di sottomarini a Balaklava. Là faccio amicizia col vitellone tedesco Thomas, 40enne iscritto all’Università di Bielefeld (Westfalia) unicamente per trarne i vantaggi dello status di studente, che a quanto pare sono parecchi da quelle parti. Thomas parla un buon russo, conosce molto bene i luoghi (è la sua terza volta qua) e mi porta nelle migliori spiagge. Grazie alla sua maschera posso anche fare un po’ di snorkeling a punta Nikolaevsky. Peccato solo che l’ex bunker di Balaklava dove si fabbricavano e si riparavano i sottomarini nucleari oggi non sia aperto al pubblico.

Provo molta eccitazione nell’appropinquarmi alla tappa forse più attesa: Odessa. È la città che ha dato i natali ai genitori di Bob Dylan, dove si trova la mitica Scalinata Potëmkin, location di una delle scene più famose di tutta la Storia del Cinema. Quando racconto a russi od ucraini la vicenda che porta Paolo Villaggio ad urlare, nel Secondo tragico Fantozzi, che la corazzata Kotiomkin (errore dovuto alla mancata concessione dei diritti di riproduzione dell’opera), è una cagata pazzesca, ottengo sempre delle sincere risate. Forse anche per loro il capolavoro di Ejzenštejn – “La corazzata Potëmkin” – (che in realtà dura 70 minuti e non 3 ore e mezzo!) è sinonimo di noia. Mi ospita una coppia di ragazzi, Alenka e Igor, che peraltro non riuscirò a incontrare per incompatibilità dei loro orari lavorativi con i miei vacanzieri. Hanno vissuto fino all’anno scorso per 4 anni in Thailandia, dove con 20.000 € ti compri una casa, e infatti adesso l’hanno affittata ad amici russi. Igor è un quotato programmatore informatico, mentre Alenka al momento fa le traduzioni dall’inglese all’ucraino per un sito di incontri specializzato nel mettere in contatto uomini statunitensi con donne ucraine. Addirittura lei traduce unicamente i messaggi che arrivano a tale Olga, molto popolare sul sito. Mi spiega che in effetti vi è una media di un traduttore ogni 3 ragazze, e tutti guadagnano 20 dollari l’ora!

Il resto del tempo lo passo con la mia amica a stelle e strisce Holly, anche lei a zonzo per quei paesi. Holly alloggia nell’ostello The Babushka Grand Hostel, in Ekaterinenskaya, pieno centro. Nei pressi c’è un simpatico bar, il True Men, dove finalmente si ascolta buona musica, e non la solita melassa pop nazionale che imperversa dappertutto. Faccio così conoscenza con gli altri frequentatori dell’ostello, quasi tutti inglesi, fra cui tale Hugh, quasi 50enne, che il mattino dopo ritroverò con un zigomo incrinato nella notte dal pugno di qualche autoctono alla cui partner aveva rivolto troppo calorosamente la parola. Salutata Holly, che nel pomeriggio parte col “ferribbotte” per una mini-crociera di 3 giorni alla volta della Georgia, dove cercherà di riciclarsi come insegnante di Inglese, mi reco alla stazione dei treni per acquistare il biglietto che mi porterà a Chişinău.

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