Fifty People, One Question

Elena Mazzoni Wagner

NEW ORLEANSFifty People, One Question” è un progetto nato quasi per caso nell’agosto 2008 a New Orleans dall’idea di Benjamin Reece (videomaker, direttore creativo e fondatore dello studio di produzione The Deltree). Un giorno di qualche estate fa, insieme al suo collaboratore Tung Ly, decide di provare la nuova attrezzatura di registrazione riprendendo 50 persone fermate sul marciapiede della strada e intervistate. A ciascuno la stessa domanda: “Cosa vorresti che ti accadesse entro la fine di questa giornata?”. La raccolta di tutte le risposte in un video di circa 8 minuti che mostra i volti, le espressioni, gli sguardi degli intervistati e trasmette le loro voci, sospiri, dubbi e sorrisi. Trovare un lavoro, fidanzarsi, vincere alla lotteria, conoscere la ragazza vista poco prima, fare sesso, mangiare un gelato, etc…

Un cocktail d’umanità, un semplice racconto della varietà umana, dei nostri sogni, desideri, necessità. In pochi mesi il video appare su 3.000 blog, diversi siti lo pubblicano, alcuni forum ne parlano e qualche rivista lo cita. L’agenzia Crush + Lovely di New York, rappresentata da Nathan Heleine, decide di cavalcare il fenomeno e permette a Benjamin di ripetere il format in altre città. Così è la volta di New York, dove tra gli intervistati compare anche un padre italiano, lì in vacanza con la figlia che tiene sulle spalle.

La telecamera è immobile, fissa gli occhi delle persone, coglie ogni loro espressione. C’è chi risponde immediatamente e chi invece si sofferma a pensare o non sa cosa dire. Tutti però comunicano una sensazione o un’emozione. L’originale semplicità del progetto lo rende unico e universale. Per questo Benjamin vuole esportarlo ovunque. Per il momento il video è stato registrato anche a Brooklyn e Londra, dove alla gente è stato invece chiesto: “Dove ti piacerebbe svegliarti domani mattina?”.

Inoltre, in collaborazione con Post Secret, è stato recentemente prodotto un video in cui le persone rispondono alla domanda “Quale è il tuo segreto?”.

Alcuni sospettano che “50p1q” sia un nuovo modo di fare giornalismo, spontaneo e senza schemi, a metà fra il documentario e l’inchiesta d’opinione, con l’unico scopo di raccontare l’umanità nella sua naturale e spettacolare diversità. E, chiedendo a Benjamin, lui si definisce un interprete sociale. Ma per capire di cosa stiamo parlando, basta guardare i video sul sito fiftypeopleonequestion.com. Ogni filmato ha un carattere intenso e suggestivo; il lieve sottofondo musicale rende le immagini più emozionanti ma non meno autentiche. Ciò che qui è raccontato è semplicemente vero.

Benjamin Reece, premiato al 13° Webby Awards:

“It’s a simple question. And the answers can lead us anywhere. So go ahead, ask yourself…”

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Fifty People, One Question

Site: fiftypeopleonequestion.com | Facebook: Fifty People, One Question
YouTube: 50people1question | Vimeo: vimeo.com/askyourself

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[solo per persone curiose]

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