
Borgo Museo | Sculture 1976 – 2004
La vita
Gino Conti è stato un fiorentino vero, amante della sua Firenze, un uomo che non ha avuto una vita troppo facile, un uomo che è stato sempre spronato e aiutato a conquistarsi un suo spazio artistico proprio da sua moglie, che è stato un costante punto di riferimento per tutta la sua vita. Nasce a Firenze il 17 ottobre del 1929 in Piazza Dalmazia. Durante la seconda guerra mondiale insieme a suo padre aiuta i partigiani e varie famiglie ebree. Sempre negli stessi anni ’50 conosce Maria Vittoria che diventa presto sua moglie. La figura di questa donna è stata determinante per lo sviluppo del lato artistico di Gino Conti, è stata proprio lei a regalargli il primo kit per la pittura ad olio. Gino Conti è morto il 3 maggio del 1996.
La poetica
Gino Conti inizia la sua carriera di artista prendendo confidenza con la pittura ad olio, con tanto di cavalletto e tavolozza per la pittura all’aria aperta. Alla fine degli anni Cinquanta vince un concorso come disegnatore di cartine geografiche. Questo episodio è stato un’importante influenza sul suo sviluppo pittorico successivo che lo porta a una ricerca sempre più accurata della precisione e della pulizia del tratto e del colore. Qualche anno dopo Gino Conti si stacca completamente dal sua visione figurativa ed inizia un nuovo percorso su temi astratti. Negli anni successivi, si dedica sempre a questo filone astratto dedicandosi anche alla scultura, con lavori su marmo e pietra serena. Il 1979 rappresenta il punto culminante del suo percorso artistico; abbandona completamente il tema astratto e ritorna alla pittura figurativa, uno stile in cui sintetizza le sue esperienze precedenti. Non potendo più usare colori ad olio, per una fastidiosa allergia sviluppatasi negli anni con l’uso dei diluenti, cerca di ricreare, con i colori acrilici, il colore e il calore che era riuscito ad ottenere nel primo periodo figurativo con un particolare uso della tempera ad olio. Attraverso un minuzioso uso di velature riesce a ricreare nei suoi dipinti una sensazione di luce costante, calda, difficile da ottenere con la tecnica dell’acrilico.
L’opera a Castagno
Euclideo 1° è il titolo della sua scultura per il Museo all’aperto di Castagno: una composizione in pietra costituita da tre semplici e solide figure geometriche, o meglio da un triangolo con al suo interno due cerchi in qualche modo opposti, uno vuoto in basso a destra e l’altro riempito e sporgente, in alto a sinistra. In prossimità del cerchio vuoto sono visibili tre incisioni, tre linee verticali e parallele tra loro. L’opera mostra lo stile dell’artista ricercato durante il periodo in cui si allontana dalla sua visione figurativa e inizia un nuovo percorso astrattista. Il titolo dell’opera rimanda comunque alla geometria, al primo teorema di Euclide, appunto: in un triangolo rettangolo, il quadrato costruito su uno dei due cateti è equivalente al rettangolo che ha per dimensioni la proiezione del cateto sull’ipotenusa e l’ipotenusa stessa.