
This Story is Sponsored by TAI – Tuscan Art Industry 2017
PRATO Il progetto TAI – Tuscan Art Industry è nato con l’intento di documentare e far conoscere l’archeologia industriale del nostro territorio. L’ideatrice e direttrice Chiara Bettazzi racconta che “TAI nasce dall’esperienza nella Corte di Via Genova, luogo della città che per primo si è riqualificato in modo indipendente partendo dal patrimonio industriale. Dal 2015, questo luogo è anche il cuore, il laboratorio, la sede di Tuscan Art Industry. Inoltre, qui si lavora anche all’Industrial Heritage Map: una mappa sugli spazi industriali che comprende fabbricati nel territorio di Prato e Val di Bisenzio, mappa in continuo aggiornamento.” Mappa che per la terza edizione, nel 2017, ci ha guidati nel Grand Tour.
TAI 2017 ci ha portato ad esplorare il Polo Campolmi e diverse fabbriche, dalla città alla valle. È stato un interessante addentrarsi nella storia il percorso fatto questa terza edizione. Coinvolgenti i racconti dell’architetto Giuseppe Guanci nella filiera del tessile atta alla rifinizione del tessuto. A Prato infatti, soggiogata dai fiorentini che vietavano al contado di produrre capi di qualità, si trattava più una nobilitazione del tessuto, un miglioramento. Suggestiva è stata poi la vista della gora trapezoidale, con il mulino azionato dal fiume all’interno della Fabbrica Peyron (unico esempio visibile dentro un complesso industriale). Famoso per l’invenzione della lavorazione industriale a macchina dei tappeti orientali, attraverso la modifica di telai Jacquard. Oggi è proprietà della famiglia Francioni che ci ha ospitato. Un altro pezzo di storia è stata poi la visita al villaggio Forti della Briglia. Fondato dall’imprenditore Beniamino Forti è caratterizzato da un forte paternalismo. Il villaggio-fabbrica era dotato infatti di vari circoli: mandolinistico, calcio, un asilo e la pubblica assistenza.
Un workshop speciale…
In occasione di questa intensa edizione 2017 – prima dei vari eventi con tour e mostre aperti al pubblico – è attivato un workshop a cura dell’artista Lorenzo Banci. Scenografo con una forte attenzione su luci e ombre. Un tour nei luoghi dell’archeologia industriale: Peyron, Romei e Corte di Via Genova 17.
È lo stesso Banci a dirci come è nata l’idea: “Da un viaggio con Chiara lungo l’itinerario del territorio, nei luoghi dell’archeologia industriale, è sorta la voglia di fare un laboratorio legato a questo. Un viaggio nella memoria pittorica, indagando l’esperienza sul paesaggio e lo scambio continuo che avviene nell’archeologia industriale tra mondo industriale e rurale che si sovrappongono. Da qui l’idea di prelevare campioni di terra proprio dove il pittore ha poggiato i piedi, nel luogo dove ha ritratto il proprio soggetto, secondo un rapporto fisico. Sono stati così ottenuti dei pigmenti diversi dalla sedimentazione e pesi diversi ottenuti travasando i liquidi terrosi da più grossa a media a leggera, attraverso la decantazione. Pigmento come principio a livello industriale da cui si ricavano i pigmenti naturali, come la terra di Siena, l’ocra etc. Ne è nato così un inchiostro calcografico con sapone di Marsiglia, da stendere con olio e sovrapposizioni.”
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Semplicemente acqua e terra quindi, travasati con il pigmento che scaturisce da una grossa sedimentazione fino a giungere a un prodotto via via sempre più fine attraverso la filtrazione con l’acqua. E unita con l’uovo, si ottiene il colore. Un workshop-tour con disegni fatti dal vero sul posto. Il fondo nero è molto forte con poche luci e forme come impronta della luce. Questo workshop parte infatti anche dalla riflessione su ombra e luce. I vari lavori sono iniziati quindi dalla luce invece che dal tratto. La carta è impermeabile, con parti più chiare e poi l’inchiostro nero come parte finale apposto solo alla fine. Ogni partecipante ha svolto una scelta libera sul luogo o parti da presentare. Ne sono scaturiti soggetti industriali a monocromo, contrasto tra materiale e contesto, con il sapone che costruisce l’oggetto evidente. I lavori presentati con un’inaugurazione in mostra al Polo Campolmi sono poi stati esposti al Mumat. È la storia del territorio – e di come si possa ottenere un pigmento, secondo una cifra da romanticismo.
Un modo per rivedere – e rivivere – gli spazi attraverso l’arte contemporanea. Perché è questo TAI. Alla prossima edizione! 🙂
Altre foto di TAI 2017
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Tutte le foto sulla pagina facebook TAI – Tuscan Art Industry | www.tuscanartindustry.com