ŌSAKA Lasciata Tokyo e dopo il piccolo day trip a Nikkō, ci dirigiamo verso Ōsaka – letteralmente “grande pendio”. Appena approdati in città, capiamo che i Giapponesi non sono forti con l’inglese; sembrano però avere una disponibilità innata: le ragazze che fermiamo, per avere indicazioni, ci accompagnano direttamente all’Hotel. Sono curiosi e divertiti dalla presenza di stranieri e noi dalla caotica metropoli…
Il brutto tempo ci costringe a girellare per il centro con l’ombrello. I piccoli quartieri sono accostati tra loro, un po’ più usurati di Tokyo e più simili – a come immaginiamo potrebbe essere – una città cinese. Gli edifici accalcati alternano i ristoranti a una quantità innumerevole di negozi. Sono lungo la strada, nelle gallerie e sottoterra. Sì, c’è un centro commerciale sotterraneo lungo tutta la linea metropolitana.
Visitiamo Amerikamura (アメリカ村 – American Village – per i locali: Ame-mura) con la sua “Statua della Libertà” arrampicata su un edificio dal look anni ’70/80 e ci perdiamo in cerca di un rifugio dalla pioggia battente. Prima di infilarci in uno Starbucks – dove ci sorprende un’enorme libreria da fare invidia alle biblioteche più rifornite – troviamo Beams, una boutique per veri fashionisti.
La mattina successiva attraversiamo la città in metro per arrivare all’Umeda Sky Building dove vi sono due torri gemelle con un “giardino” pensile dal quale osservare Ōsaka dall’alto. La vista è splendida e l’altezza ideale per le mie vertigini. Ai piedi dello stesso troviamo una ricostruzione fedele del Giappone di un’altra epoca, nel quale sono allestiti numerosi ristoranti. Pranziamo qui con ottima tempura e riso.
Nel pomeriggio visitiamo il Castello di Ōsaka. L’enorme parco che lo accoglie è elegante e ben conservato ma, nonostante la bellezza esteriore, l’edificio si rivela bruttino al suo interno. Qui sono raccolti vecchi video e qualche triste cimelio. La vista sul parco, però, ci ripaga della faticosa scalata a piedi. Per cena concludiamo con dell’ottimo sushi preparato su ordinazione, lo gustiamo al bancone ed io provo per la prima volta la rivoluzionaria liberazione respiratoria del wasabi – e sopravvivo.
Questa città è il posto perfetto se si desidera immortalarsi con occhi sgranati in una famigerata “purikura” – (プリクラ) la cabina fotografica giapponese, nota anche come Photo Sticker – o se si ha bisogno di rinnovare il guardaroba dal primo all’ultimo capo, dedicandosi ad intere giornate di shopping. In effetti, Ōsaka non ci fa impazzire ma prima di lasciarla, trascorriamo una giornata a Nara…
NEXT STOP > NARA
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