
Francesco Pestarino | iofrappe.wordpress.com
BEIJĪNG-SHÀNGHǍI Quando decidi di partire per un viaggio la parte più difficile di tutte l’hai già fatta. Quando decidi di partire da solo la parte più difficile è appena cominciata. Da Pechino a Shanghai la strada è lunga e l’idea di farla da solo mi terrorizza. Sono in aereo: direzione Pechino. Sento le gambe tremare e il mio respiro, seduto su questo aereo, fa fatica ad uscire. Quattro pastiglie di valeriana possono bastare. Arrivo a Pechino, 35 gradi centigradi che fanno uscire dal mio corpo litri di sudore, un’umidità da mar morto. Inizio a cercare l’ostello, fa caldo, troppo caldo. Mi sento svenire. Mi siedo. Impiego due ore di cammino affaticato prima di trovarlo in queste umide strade. “Ok, ci sei.” Finalmente posso iniziare il mio viaggio. Primo giorno e già trovo un compagno per la cena, non sono più solo.
Col tempo comincio a prenderci gusto, le mie gambe sono forti ora, una condizione di umida calma e tranquillità che non provavo da tempo. Si parte: Città proibita, Palazzo d’estate, Muraglia cinese, Parco olimpico, 798 District, presenze distanti nel tempo da secoli l’una dall’altra; in comune, un’impressionante bellezza. Il mio corpo scopre nuove misure e distanze. Da qua il mondo sembra vasto, pieno di possibilità e bellezze, ma le migliaia di persone soffocano i miei pensieri, vengo sommerso. Vago tra la folla senza meta… dove vado?, cosa faccio?, perché?, chi sono? Fermo! Mi devo fermare. Respiro una, due, tre, cento, mille volte. Mi calmo. Cambio prospettiva. Vado avanti: prendo un treno, sette ore, incontro famiglie di ogni tipo, mi offrono da mangiare e da bere, mi riposo e mi rilasso guardando i paesaggi fuori dal finestrino e penso. Penso a quante cose, anche se non ce ne accorgiamo, accomunano le nostre culture. Penso alla mia storia, l’ho raccontata a centinaia di persone, fino ad averne la nausea, non ho più voglia di sentirla. Sempre le stesse domande e le stesse risposte.
“Chi sei?”
“Perché viaggi da solo?”
“Perché in Cina?”
Potrei inventare risposte nuove ogni volta. Però non lo faccio, racconto sempre la stessa storia, la mia. Il treno è come il water, sporco ma perfetto per pensare. Così, tra un pensiero, un’avventura e nuove amicizie, mi accorgo che i giorni pian piano sono passati in fretta e il tempo rimasto è poco. Le città mi scivolano davanti agli occhi come pesci in un acquario: Pechino, Datong, Pingyao… Non tengo più conto di che giorno è, ormai è solo una questione di numeri. Quanti giorni sono passati? Quanti ne mancano? … Xi’an, Zhengzhou, Dengfeng, Shanghai. Mi accorgo che i miei venticinque giorni sono agli sgoccioli e all’improvviso mi ritrovo su un altro aereo nella direzione opposta al precedente e penso a come, in fondo, la solitudine in viaggio sia un’ottima compagna.
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