Giuseppe Tornatore, il più americano tra i registi Italiani, con “La leggenda del pianista sull’oceano“ (1998), ci regala una storia magica che racconta un’amicizia legata dalla passione per la musica e da profonde riflessioni sul senso della vita. Max e Novecento si conoscono in una notte di tempesta pattinando sulle note di un pianoforte a coda che danza tra le sale di prima classe del transatlantico Virginian.
Il film, tratto dal monologo teatrale di Alessandro Baricco “Novecento” (1994), si apre col racconto di una storia straordinaria, la vita di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Questo personaggio anagraficamente non è mai esistito, racconta Max ad un rivenditore di strumenti musicali, poiché Novecento, ritrovato neonato e cresciuto da un macchinista nero a bordo di una nave da crociera, non ha mai messo piede sulla terraferma.
Come autodidatta, Novecento diventa il più grande pianista al mondo, lui non suona “le note normali” ma una musica che ti fa viaggiare con la mente ed essere felice. Max (che incarna il ruolo dello spettatore) tenta ripetutamente di convincere l’amico a fare il grande passo, scendere dalla scaletta, andare incontro al mondo reale e al successo, ma Novecento ha sempre una scusa, una spiegazione che per quanto folle e irrazionale lo convince a credere che rimanere sulla nave sia per lui la decisione migliore.
“Perché? Perché? Perché? Mi sa che voi sulla terra sprechiate il vostro tempo a porvi troppi perché! D’inverno non vedete l’ora che arrivi l’estate, poi d’estate avete paura che ritorni l’inverno. Per questo non vi stancate mai di viaggiare e rincorrere il posto dove siete, dov’è sempre estate… Non deve essere un bel lavoro.”
Il film ha ricevuto diversi riconoscimenti, primo fra tutti il Golden Globe 2000 per la colonna Sonora firmata Ennio Morricone e Tim Roth che con Danny Boodman T.D. Lemon Novecento commuove e fa sorridere lo spettatore esprimendosi in una delle sue migliori interpretazioni.
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