Lavinia Biancalani
SUNDAY GUEST Probabilmente era già scritto nel suo nome, Serena Corvaglia è una di quelle persone in grado di trasmetterti tranquillità e freschezza, ma che allo stesso tempo sa essere autorevole, conscia del proprio talento e della propria passione. Dopo essersi laureata (con il massimo dei voti) in Lettere e Filosofia – indirizzo Cinema e Comunicazione, inizia il suo percorso professionale vivendo e lavorando all’estero come assistente/aiuto regia su set indipendenti di Berlino e New York. Tornata in Italia nel 2007, comincia a lavorare come regista per videoclip e pubblicità, e ormai da qualche anno vanta clienti come Adidas, Benetton, Tod’s, Telecom. Nel 2010 viene scelta da Havana Club per realizzare un cortometraggio a Cuba insieme ad altri 3 registi emergenti e sempre là, a l’Havana, gira anche questo videoclip che vi suggeriamo di vedere: “7 Cuerdas, Melvis Santa“. Nel 2011, vince il Premio Videoclip Italiano nella categoria emergenti. Attualmente lavora a Milano, dove si divide tra vari progetti e la sceneggiatura del suo primo lungometraggio. Il suo stile è profondamente influenzato dai suoi viaggi e lascia emergere liberamente la sua sensibilità femminile. E infatti Serena ci parlerà anche di stima, sì, di stima per quelle donne che riescono ad emergere in una realtà lavorativa che tende sempre a soffocarle un po’, come in tutti i campi del resto, e non è una banale considerazione ma la purissima verità. Noi abbiamo profonda stima oggi, per una donna che ce la sta facendo, che è mossa dall’amore per il suo lavoro e che vive il viaggio come un’esperienza totale, da rivivere all’interno dei suoi lavori. Grazie Serena per questa bella chiacchierata e a voi… buona visione!
Website: www.serenacorvaglia.com | Twitter: @atserena | Vimeo: Serena Corvaglia
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SUNDAY MOVIE Qual’è un film che ami e che ti senti di consigliare, legato al tema del viaggio (in senso lato) o a una particolare città?
Vorrei consigliare un film molto particolare: Enter the Void (2009) del regista Gaspar Noè. In una Tokyo notturna e psichedelica, Oscar è un piccolo spacciatore di vent’anni che resta ucciso ad una retata di polizia mentre sua sorella sta lavorando come spogliarellista in un night club. Il film si svela esclusivamente attraverso un lunghissimo piano sequenza di quasi 3 ore in soggettiva di Oscar, il cui sguardo (e di conseguenza quello dello spettatore) si eleva dopo l’immediata morte e comincia un viaggio metafisico senza sosta tra presente e ricordi del passato all’interno di un mondo lisergico. Enter the Void è un’esperienza emotiva e sensoriale che si traduce in allucinazione psicologica, a tratti anche fisica, per la forte immedesimazione in cui riesce ad attirare lo spettatore, colpendolo a volte con immagini un po’ scioccanti. È un film unico nel suo genere, un tentativo surreale di riprodurre ciò che avviene dopo la morte attraverso un viaggio che tra radiazioni luminose, neon e salti spazio-temporali, stordisce e affascina.
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QUOTE & QUESTIONS “Il viaggio perfetto è circolare. La gioia della partenza, la gioia del ritorno” – (Tagliar corto, 1987) Dino Basili. Per quale nuova meta vorresti partire e in che luogo sogni di tornare? Io sono profondamente innamorata del “viaggio”, è uno stato psicologico e fisico a cui non riesco a fare a meno per troppo tempo, e nella mia vita ho sempre evitato di mettere troppe radici, perché correre verso la prossima meta per me è una condizione quasi esistenziale. Sono troppi i posti che vorrei ancora visitare, ma forse tra tutti vorrei esplorare luoghi che hanno un profondo legame con la religione (qualsiasi religione). Sarebbe perfetta una città come Gerusalemme, oppure le sedi di templi buddhisti in India, perché sono affascinata da tutto ciò che è sacro e antico: solo esplorando le radici della cultura dell’uomo si può provare a comprendere la contemporaneità. Invece, ho un ricordo dolcissimo di un viaggio che ho fatto più di 10 anni fa, dove ho visitato villaggi e zone costiere nel nord-ovest della Francia, culminato nel meraviglioso paesaggio di Mont-Saint-Michel. Ci tornerei volentieri, un po’ per nostalgia, un po’ per le ostriche e il cibo spettacolare, e per rivedere ancora coi miei occhi il meraviglioso spettacolo della bassa marea tutt’intorno all’isola.
Dove vorresti girare il tuo prossimo lavoro? Perché? Ho sempre amato la malinconia dei paesaggi nordici, e quest’estate ho visitato un posto che ho amato profondamente dal primo momento che ho visto, e dove vorrei poter girare qualcosa al più presto, le isole Faroe (Fær Øer). Sono un arcipelago situato nel mezzo dell’Oceano Atlantico, a metà strada tra Norvegia e Islanda, dove regna un’atmosfera particolare, intensa, tra i pochissimi insediamenti umani fatti di casette basse, molto semplici, dai caratteristici tetti in erba, a paesaggi selvaggi, dove ho sentito come da nessun’altra parte tutta la potenza della natura.
CCT ha una missione: dare spazio agli artisti emergenti, in ogni arte. Ci consigli qualcuno da tenere d’occhio e proporre ai nostri lettori? Nel mio lavoro mi trovo spesso a fare il tifo per le mie colleghe donne, potrà sembrare banale, ma purtroppo è una realtà, le donne fanno molta più fatica ed è per questo che ho una grande stima di quelle che riescono ad emergere. Tra loro, giovane e talentuosa è Ivana Smudja, figlia d’arte (suo padre è un famoso fumettista in Serbia, Gradimir Smudja), ha uno stile particolare e fantasioso, artigianale e visionario, l’ho notata grazie ad alcuni videoclip che ha diretto (interessanti quelli per i Verdena e Serpenti) e credo che siano solo un primo passo verso molti progetti che consiglio vivamente di seguire.