Sofia Pomoni
Fumosa, contraddittoria e sfuggente. Immergersi in una Milano dai confini che sfumano tra il reale e l’onirico non è un’occasione che capita tutti i giorni. In “Miracolo a Milano” di Vittorio de Sica del 1951, tutto questo è possibile. Il capoluogo lombardo fa da cornice alla storia di Totò, (Francesco Golisano) che si unisce a una comunità di clochard alle porte di Milano. Quando però vengono sfrattati da un ricco imprenditore proprietario del terreno, Totò si propone di guidare gli abitanti della bidonville nella “guerra” per difendere le proprie baracche.
“Miracolo a Milano” è uno di quei film che hanno fatto la storia del cinema influenzando la principale corrente culturale di quegli anni: il neorealismo. Il film di De Sica, tratto da “Totò il buono” di Cesare Zavattini, non è stato accolto immediatamente in modo positivo dalla critica per la scelta di narrare le vicende ai margini del mondo borghese. Per assaporare pienamente la grandezza di questo film bisogna aspettare la scena finale, quando il confine tra realtà e sogno scompare e lascia spazio a una Milano “miracolosa”. E’ diventata leggenda e ha ispirato addirittura ET di Spielberg. Insomma, dopo “Miracolo a Milano” non guarderete più il Duomo di Milano con gli stessi occhi.
Mi basta un po’ di terra per vivere e morir
Chiediamo un paio di scarpe ed anche un po’ di pan
A queste condizioni crederemo nel doman
A queste condizioni crederemo nel doman
Mi basta una capanna per vivere e dormir
Ci basta un po’ di terra per vivere e morir
Chiediamo un paio di scarpe ed anche un po’ di pan
A queste condizioni crederemo nel doman
A queste condizioni crederemo nel doman