di Giulia Pagnacco
Il Lido di Venezia non è certo un luogo che brilla per vitalità ed eventi mondani, ma una volta all’anno avviene il miracolo: la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, non si scherza, momenti di alto livello.
Dopo undici giorni la rassegna si è conclusa, è stata la 68esima edizione, abbiamo il film vincitore, “Faust” di Alexander Sokurov e il grande vuoto lasciato dal già avvenuto smantellamento delle strutture.
Ma la mostra non è solo un festival, è uno stato d’animo, la città si riempie di addetti ai lavori, sono ovunque, un piccolo esercito riconoscibilissimo da sostanziali dettagli, primo fra tutti il pass: per entrare nelle aree riservate serve un badge d’accesso legato al nastrino “porta pass” rosso e con il logo della Biennale di Venezia. Quella con il pass è una relazione complessa, averlo è uno status symbol, una dimostrazione d’appartenenza, se l’hai avuto non te lo toglierai mai, finché mostra non vi separi. Interessante è osservare tutti i possibili abbinamenti: vi è il pass-camicia, il pass-t-shirt, il pass-smoking, il pass-abito da sera, ed ho il forte sospetto che qualcuno abbia persino il pass-camicia da notte e il pass-bagnoschiuma. Tenerlo anche in doccia può essere un’idea, non si sa mai, magari aiuta a lavarsi in modo cinematografico.
Questo è l’atteggiamento delle persone che al Lido vengono per interesse, con gli occhiali sul naso e tanta voglia di vedere qualche film russo o samoano; molto diverso è lo stato d’animo degli “indigeni”. Sembrerà impossibile ma qualcuno al Lido ci vive 365 giorni l’anno e scruta tutto questo sfavillio di star con profonda perplessità. Vi sono gli anziani che si lamentano del chiasso e ritengono degli scansafatiche questi intellettuali che guardano cinque film al giorno, non gli sembra un lavoro concreto. Al contrario, i giovani vorrebbero un festival di almeno tre mesi, perché la notte c’è finalmente un po’ di movida e tra le feste dopo mostra e i party privati ci si può far rimbalzare con classe almeno quattro volte a sera.
Il fatto inspiegabile è che un’isola di 13 km diviene per undici giorni il centro del mondo e poi magia: ribiomba nella sua solita veste, torna immediatamente ad essere quel luogo assopito di villeggiatura per i veneziani.
A parer mio, la parte più interessante è il dietro le quinte della manifestazione. Vedere l’attore ammirato che mangia un hot-dog alle tre di notte con il papillon slacciato e i piedi doloranti, oppure l’attrice che cerca l’anonimato dietro grandi occhiali scuri e il tatticissimo pass, per tentare di sembrare una sconosciuta qualunque. E poi ci sono alcuni piccoli dettagli che quasi nessuno ha notato: esattamente a lato del fotografato tappeto rosso vi era una voragine di 100 metri di diametro completamente piena d’amianto, materiale trovato durante gli scavi per le fondamenta del nuovo palazzo del cinema. Il tutto è stato elegantemente censurato con dei teli bianchi, molti teli bianchi; non sono un’esperta in campo di lavori edili, ma un telo non mi sembra il massimo della sicurezza, sarebbe bastato un po’ di vento per provocare un fuggi-fuggi generale, star comprese.
La mostra ha sempre un appeal molto concettuale, il film commerciale è mal visto ed anche un po’ snobbato, se invece si tratta di una pellicola girata da qualche regista con un’improbabile nazionalità ha subito un grande richiamo, il sottotitolo è profondamente chic e regna sovrano tra i film non doppiati; se poi è abbinato ad un film tailandese, il successo è assicurato.
Nel complesso ho visto film che mi sono piaciuti. Vedere film non recensiti è sempre una grande incognita, ma il rischio a volte merita, altre ahimè si dimostra un’assoluta e soporifera agonia. Nonostante tutto, però, ogni anno è uno spettacolo e sono fiera di aver potuto far parte di un evento così prestigioso. Come molti altri vivo con rammarico i futuri mesi invernali del Lido; si sa che il mare d’inverno, per quanto molto poetico, non è il massimo del divertimento e l’attesa per la prossima mostra sarà lunga.
Concludo dicendo che durante il film vincitore Faust – ho avuto l’onore di vederlo – un consistente gruppo di persone – tra cui me – dopo grandissimi sforzi, se ne è andato dalla sala dopo la prima mezz’ora. Ma che posso dire, io sono una profana, i critici avranno certamente un gusto molto più raffinato…