Prima di iniziare questo viaggio tra le donne, una premessa

Gisèle Freund

Di recente vi abbiamo presentato una nuova rubrica, partecipativa, dedicata alle donne: PLACES to see, WOMEN to knowDato il contesto attuale, occorre una premessa.

Nel 2017, le dive di Hollywood scoprono di essere state vittime di violenza da parte di uomini più potenti di loro e decidono di denunciare al mondo tutti gli abusi subiti nell’arco delle proprie carriere. Storie di sesso e di successo. Storie che fanno notizia. Infatti, da mesi, i media occidentali non parlano d’altro e la solidarietà, sui social media, si esprime con un hashtag: #metoo, è successo anche a me. Femmine contro maschi. Femmine, sesso debole, vittime. Tutti parlano di donne per tutto ciò che, in una società maschilista, la donna è: un essere sessuato. Per il TIME, le “Silence Breakers” – le donne che hanno rotto il loro silenzio – sono The Person of the Year 2017. Arriva il nuovo anno e trecento “sorelle” nel mondo del cinema-tv-teatro americano si uniscono in una Fondazione (TIME’S UP) che esclama “il tempo è scaduto” e che vuole rappresentare tutte le donne discriminate, molestate, aggredite, ricattate, sul posto di lavoro. Che brave! Ma non tutte sono d’accordo con loro: in Europa, cento attrici e accademiche francesi presentano un manifesto per “difendere la libertà di importunare, indispensabile alla libertà sessuale”. Femmine peccatrici contro femmine puritane. Femmine, in entrambi i casi, che si determinano in relazione all’altro sesso, forte o pari che sia. Tutti parlano di donne per tutto ciò che, in una società maschilista, la donna è: un essere sessuato, passivo (nel primo caso) o attivo (nel secondo).

“Per metà vittime, per metà complici, come tutti, del resto.” avrebbe commentato Jean-Paul Sartre. Restiamo in Francia e andiamo indietro nel tempo. Nel 1949, la scrittrice e filosofa Simone de Beauvoir pubblica a Parigi Il Secondo Sesso (Le Deuxième Sexe) per cercare di rispondere a due domande: che cosa è una donna e in che modo può trovare la libertà per risolvere il dramma di essere donna e realizzarsi come essere umano. Nell’introduzione scrive:

“La femmina è femmina in virtù di una certa assenza di qualità” diceva Aristotele. “Dobbiamo considerare il carattere delle donne come naturalmente difettoso e manchevole”; e S. Tommaso ugualmente decreta che la donna è “un uomo mancato”, un essere “occasionale”. Proprio questo vuol simboleggiare la storia della Genesi in cui Eva appare ricavata, come dice Bossuet, da un osso “in soprannumero di Adamo”. L’umanità è maschile e l’uomo definisce la donna non in quanto tale ma in relazione a se stesso; non è considerata un essere autonomo. “La donna, l’essere relativo…” scrive Michelet. E così Benda afferma nel Rapport D’Uriel: “Il corpo dell’uomo ha di per sé un senso, a prescindere da quello della donna, mentre quest’ultimo ne sembra privo se non si richiama al maschio… L’uomo può pensarsi senza la donna: lei non può pensarsi senza l’uomo”. Lei è soltanto ciò che l’uomo decide che sia; così viene qualificata ‘il sesso’, intendendo che la donna appare essenzialmente al maschio un essere sessuato: la donna per lui è sesso, dunque lo è in senso assoluto. La donna si determina e si differenzia in relazione all’uomo, non l’uomo in relazione a lei; è l’inessenziale di fronte all’essenziale. Egli è il Soggetto, l’Assoluto: lei è l’Altro.

Simone de Beauvoir lying on her red couch in Paris 1952 - photo by Gisèle Freund
Primo ritratto a colori di Simone de Beauvoir, sdraiata sul suo divano rosso a Parigi, 1952 | foto di Gisèle Freund – la prima donna dell’agenzia Magnum Photos, nota in tutto il mondo per essere una delle più grandi fotografe ritrattiste di sempre.

Il vero problema è che studiamo Sartre ma non la de Beauvoir. Sin da bambini e bambine, le nostre menti assumono l’abitudine di pensare agli uomini (maschi) come grandi intellettuali o artisti o produttori o dirigenti, coloro che hanno fatto la Storia. E alle donne come seconde, marginali, inferiori, in qualsiasi ambito lavorativo, coloro che sono rimaste fuori dalla Storia. La scuola, l’università, i musei, i libri insegnano questo. La cultura è maschile. Salvo il caso di alcune “ribelli” che, in quanto eccezioni, confermano una regola: allora dovremmo almeno tentare di capire perché sinora l’umanità abbia ubbidito a questa “regola” e chiederci perché sia giusta o sbagliata. Questo è il maschilismo che dobbiamo combattere, il pensiero che dobbiamo rivoluzionare nelle nostre menti, in quelle delle donne e degli uomini.

Allora, sia ben chiaro: questa nuova rubrica – aperta al contributo di tutti e nata con l’intenzione di raccontare le protagoniste della Storia, passata e contemporanea, attraverso i luoghi delle nostre città – non ha niente a che vedere con l’attuale “femminismo da copertina”, tanto in voga. Qui racconteremo solo storie belle, positive, di donne creative che, sulla nostra Terra, più di un segno, hanno lasciato un sogno, un sogno che può ispirare altre persone, donne e uomini. Storie di donne che si sono autodeterminate, donne che si sono realizzate come esseri umani.

I motivi di questa rubrica e come partecipare al progetto editoriale, lo abbiamo già spiegato qui: PLACES to see, WOMEN to know. Perciò adesso non resta che partire e questo viaggio inizia a Palermo, Sicilia, Italia, Europa, Mondo.

Picchì idda? Letizia Battaglia e il Centro Internazionale di Fotografia a Palermo


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