E quel vicolo diventa una galleria. I fotoritratti su mattonelle di Camilla Watson

Chiara Piotto

Dona Egilda (2009), ritratto di Camilla Watson – foto di Andrea pi8

LISBOA Lisbona regalami un tuo scorcio, permettimi almeno per un attimo di conoscerti, sotto e dietro i negozietti di souvenir e ristoranti italiani. Complice l’aiuto di un’eccellente guida, “il miracol s’è fatto”. Tutta Beco das Farinhas, dove mi trovo, è impreziosita da anziane signore che, mentre stendono i panni o portan la spesa, passeggiano sulle pareti tutto il giorno, finchè la luce dorata le illumina. Sedute su mattonelle, le loro gambe disegnate dal bianco-nero di un ritratto appaiono con la delicatezza di una foto che si forma proprio sotto ai tuoi occhi nella camera oscura, lentamente. Gioisco e ringrazio la città per avermi concesso quello scorcio tanto sperato e decido di non perder l’occasione di conoscere l’autrice di quelle originali opere d’arte tese fra antico e innovativo: il suo nome è Camilla Watson. Colpisce come un’artista non portoghese (è nata nel Regno Unito nel 1967) sia stata capace così abilmente di interpretare lo spirito di quel paese, ci si chiede se sia stato amore a prima vista o se abbia dovuto cavarne fuori le informazioni con le pinze. Lei risponde che stava tornando da Sao Tomè nel 2005, dove era arrivata dal Brasile per un lavoro come fotografa per l’Unicef, quando decise di fermarsi a Lisbona un mese per perfezionare il suo portoghese… “one month became two.. and then three… and I am still here. I instantly felt at home in Lisbon. I love the  people here, the light, the city, the food…”, spiega. Beh, la capisco, chi è stato anche solo una volta in questa città sa come può coinvolgerti.

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foto di Andrea pi8

Le mattonelle qui regnano ovunque, azzurre, blu, verdi, caratteristiche, si sa, della città nei secoli… Ma l’idea di utilizzarle come base per le sue fotografie, beh, non è da tutti. Mi confessa che lo spunto le è stato dato da un’amica, Carole Garton; le mattonelle vengono da Alentejo, prodotte a mano in una piccola fabbrica chiamata “Artevida”. Non sono piastrelle qualsiasi, ma sono definite “idrauliche” e sono perfette per questa lavorazione perché, essendo molto porose, lasciano che l’immagine sia ben assorbita. Mi spiega poi  come abbia sperimentato diverse superfici, lavorando sempre con questa emulsione chiamata “liquid light”. Dopo averla messa a bagno maria, la applica con una spazzola sulla base scelta nella sua camera oscura; lasciato il tutto ad asciugare per una notte, può quindi procedere con la stampa delle immagini come si trattasse di una qualsiasi carta fotografica. Le chiedo poi come abbia scelto i suoi soggetti e mi dice che le piaceva l’idea di fotografare gli anziani della zona essendo la pittura delle piastrelle una della più antiche forme d’arte in Portogallo. Mi giro e noto che su una mattonella vi è una dedica ai suoi “vicini di studio”: il suo atelier si trova in Largo dos Trigueiros, proprio a due passi da Beco das Farinhas. Qui Camilla sperimenta di continuo, stampando le sue immagini su tutte le superfici possibili, anche sul legno marittimo, aiutandosi con un proiettore. Entusiasta dell’incontro e ancora stupita da tanta fortuna, saluto Camilla chiedendomi se, burbero com’è, mio nonno apprezzerebbe la proposta di farsi stampare su una mattonella del giardino.

Questo articolo di Chiara Piotto è stato pubblicato anche qui: www.opennews.it

MOSTRE

Se siete a Lisbona, potete vedere almeno tre mostre en plein air di Camilla Watson: il suo “Tributo a Beco das Farinhas” – una serie in continuo aumento di ritratti di anziani stampati sulle pareti del “beco” (vicolo) in cui vivono, nell’antico quartiere di Mouraria; “Inside Out/Dentro e Fora” – immagini stampate su legno e inserite nelle porte e finestre di un edificio disabitato in Travessa Lagares, Mouraria; “Cantinho de Sao Lourenco” – altri ritratti, su cui sta ancora lavorando, che rivestiranno due grandi muri. Per rimanere informati sui suoi lavori ed esposizioni, ecco il sito web: www.camillawatsonphotography.net

Camilla Watson e il suo atelier in Largo dos Trigueiros

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