Ogni anno, ogni mese, ogni giorno – Scelte

Ezechiele Lupo | Il Giudice Sul Mulo

Quando avevo quattordici anni conobbi a Viserba, una località di mare sulla riviera romagnola, una ragazza di nome Sara. Me ne innamorai immediatamente. O meglio, credevo di essermene innamorato, prima di capire cosa fosse davvero l’amore; cosa di cui non sono per nulla sicuro nemmeno adesso, ma gli anni e le esperienze, poche per la verità, mi hanno convinto a formarmi un’opinione sull’argomento, tanto da tracciare dei confini entro cui riconoscere questo sentimento. Sara era molto bella e molto strana. Lei mi raccontava sempre di un ragazzo che nel paese dove abitava, era considerato il più bello ed affascinante. Anche lei ne era affascinata, ma io non ero geloso. Io non sono mai geloso. Sara aveva una passione per Che Guevara: lo idolatrava, e per questo diceva di essere comunista. Io non sapevo nulla di politica, ma l’anno prima ero andato a Predappio sulla tomba di Mussolini con dei miei parenti fascisti, anzi fascistissimi. Decisi ad ogni modo di diventare anche io comunista e, a settembre, tornato a casa, cominciai ad informarmi. Scovai un partito che si chiamava Partito della Rifondazione Comunista, e il suo segretario, Fausto Bertinotti, era un tipo bizzarro con una erre moscia coinvolgente, una parlantina colta e ricca di sinonimi e belle allitterazioni. Spesso di Bertinotti non si capiva davvero cosa volesse dire, ma era talmente piacevole sentirlo parlare, che in un batti baleno mi trovai a dichiarare senza pudore, né dubbi alcuni, che sì, ero un comunista, e avrei votato per Bertinotti. Così in generale. Questa fu la mia prima scelta in campo politico. Oggi non credo che le mie decisioni siano dettate da un ragionamento più acuto, profondo, ponderato e strutturato di quello.

Nel febbraio del 2002 arrivò alla mia casella mail una lettera promozionale di una nota catena di negozi di elettronica. Oltre alla pubblicità, in basso, era segnalato un indirizzo al quale inviare il proprio curriculum per lavorare in una delle loro filiali come assistente alle vendite, che poi è fare il commesso. Pensai immediatamente che sarebbe stato un buon modo per occupare in maniera frustrante il mio tempo, invece di andare a seguire i corsi all’università. Inviai subito la lettera senza curriculum: non avrei potuto compilarne uno, perché non avevo alcun tipo di esperienza nel campo dell’elettronica; anzi: nessun tipo di esperienza punto. Allegai una piccola nota in cui specificavo: no lavoro full-time, solo nel reparto musica, e non nel week-end. Malgrado le mie richieste mi chiamarono e mi offrirono: 700 euro al mese compresi contributi, per lavorare otto ore, ma solo venerdì, sabato e domenica al reparto audio e tv. Ovviamente accettai. Era tanto vicino a casa.

In Val d’Aosta ci sono tre tipi di turisti: i ricchi industriali, o commercianti, o agenti di borsa, o architetti, o professionisti in genere; poi ci sono gli studenti figli dei ricchi industriali eccetera eccetera; e poi ci sono gli amici che approfittano delle case in montagna dei figli dei ricchi industriali eccetera eccetera. Erano anni che i miei amici andavano in settimana bianca in Val d’Aosta. Io non so sciare, ma un anno decisi di andare con loro. Pensai che non sarebbe stato difficile imparare in una settimana, tanto più che tutti i miei cari amici mi promettevano lezioni gratuite, e un’attenzione scrupolosa ad ogni mia necessità. Il primo giorno noleggiai scarponi e sci e mi portai sulla pista “Baby”, per prendere contatto con i primi rudimenti di questo sport, che tante soddisfazioni ha dato ai colori italiani negli anni ’80 e ’90. Per la mia prima lezione sulla neve erano schierate tre persone, pronte a guidarmi passo a passo. Furono ore drammatiche in cui i miei tre maestri mi guidavano dicendo contemporaneamente cose differenti. Ma non sbagliavano loro: ero io che avrei dovuto fare i tre movimenti insieme. Alla fine della mattinata decisi che gli sport invernali non facevano per me, e promisi a me stesso di non mettere mai più piede in uno scarpone da sci. E infatti fu così. Malgrado la mia decisione tenni l’equipaggiamento per tutta la durata della vacanza: li avevo noleggiati per una settimana e non avevo lo spirito di dichiararmi sconfitto al noleggiatore.

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