Pistoia: il triangolo (o quadrilatero) dell’arte contemporanea

Michele Moricci

Stories by the “Creative Curious Travellers 2017” about the city of Pistoia. Thanks to: Giorgio Tesi Group | Discover Pistoia | NATURART | La Sala | FAI Giovani – Pistoia | BrickScape.it | Brandini – Pistoia | Comune di Pistoia | Pistoia Italian Capital of Culture 2017.


Testo & Mappa di Ilenia Vecchio | Grafica di Michele Moricci

PISTOIA è addentrarsi per vicoli e stradine. Un intersecarsi di vie dai nomi più assurdi e divertenti: vicolo Malconsiglio, via dei Bacchettoni, via del Cacio, via delle Belle, via Abbi Pazienza. Al centro, la scenografica piazza del Duomo con il Palazzo Comunale e il celebre Battistero di San Giovanni in Corte, dalle strisce bianche e nere. Il serpentino verde o di Prato delle famose ‘chiese zebrate’ pistoiesi. San Giovanni Fuorcivitas o Sant’Andrea, custodi dei celebri capolavori di Nicola e Giovanni Pisano e i Della Robbia.

L’aspetto medievale è quindi predominante. Antichi palazzi con insegne di vecchie botteghe, ex-tipografie e terratetti dai bellissimi androni celati. Camminare per Pistoia è immergersi in una realtà pregna di storia, cultura e tradizioni. Eppure, proprio nel vecchio cuore della città, si nasconde “il triangolo del contemporaneo” di Pistoia. Ai vertici di questo fervore contemporaneo, tre luoghi simbolo di culto: la Chiesa di San Paolo, la Basilica della Madonna dell’Umiltà – con la celebre cupola ideata dal Vasari (a imitazione del Duomo fiorentino) – e la Chiesa di San Bartolomeo in Pantano. Un triangolo con un centro, attorno la Chiesa di San Leone, altrettanto interessante. Un triangolo che, a volte, si trasforma in quadrilatero, durante gli eventi presso l’ex Chiesetta di San Biagino. Curiosi di scoprire tutti i luoghi che creano questa particolare forma geometrica sulla mappa della città? Allora seguiteci nella nostra esplorazione urbana, alla ricerca di spazi indipendenti nati per condividere arte contemporanea e creatività, nella Capitale Italiana della Cultura 2017!

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Intorno alla Chiesa di San Paolo, primo vertice del “triangolo”

La zona della Chiesa di San Paolo conta tre realtà distinte ma unite dalla ricerca del contemporaneo. 

Proprio dietro la chiesa, in Via Amati 13, ha sede lo SpazioAL’architetto Giuseppe Alleruzzo è il fondatore di questa galleria d’arte dall’apertura internazionale. Nelle fiere di tutto il mondo, il nome di Pistoia è noto da New York a Bruxelles a Tel Aviv. Iniziato in uno spazio no-profit a Capostrada (oggi uno studio che ospita anche artisti stranieri), il progetto si è poi spostato in una ex tipografia nel 2008. Lo spazio è bellissimo, ampio e dalle pareti bianche. Una white galleryDue ambienti posti uno accanto all’altro ma con due ingressi separati. Uno più grande costituito da due stanze e dove si trovano anche gli uffici della galleria, la cui direttrice è Arianna Pacifico. Qui viene di solito esposta la parte più proficua della mostra o l’artista principale. L’altro ambiente più piccolo presenta sempre due stanze ed è considerato come Project Space. Un primo passo per iniziare una collaborazione, un banco di prova fra l’artista e il gallerista. A seconda delle mostre, quindi, i due spazi vengono usati entrambi o in modo distinto. Conosciuta più in Italia e all’estero che dagli stessi pistoiesi, ha il 90% di frequentatori stranieri e una programmazione internazionale. Qui espongono giovani artisti italiani e stranieri, con una rotazione, una volta all’anno, di curatori esterni. La mission è quella di essere promotori nel mondo della città, nella volontà di fare ricerca e avere connessioni in tutto il globo. 

Nella stessa zona, in Corso Amendola, ci sono ben altre due realtà. Al civico 38E, la galleria diretta da Giulia Ponziani: STUDIO 38 Contemporary Art GalleryAl numero 3, Post Industrial Atelier dell’artista Vincenzo di Piazza (in arte, Vince). 

La galleria di Giulia è stata ricreata all’interno di un’abitazione privata, la casa dei nonni ereditata. Ed è proprio un’aria familiare e informale quella che si respira qui. Varcato il piccolo ingresso ci troviamo di fronte la sua scrivania, punto di lavoro, e due stanze adibite alle mostre. Accanto un grande e suggestivo androne che la giovane gallerista ama animare con iniziative culturali. Come gli eventi serali dell’Art Night nei giovedì di luglio: in occasione delle aperture straordinarie dei negozi, un’alternativa artistica nelle calde sere d’estate. Reading, performance o, come l’ultimo giovedì di luglio 2017, l’evento VideoArteVirale basato su proiezione realizzate dal collettivo fiorentino. Al piano superiore c’è invece un appartamento con due grandi stanze dalle enormi finestre che si affacciano sul fianco laterale della Chiesa di San Paolo: un’invidiabile vista ravvicinata delle splendide vetrate. Gli ambienti sono disseminati di opere d’arte, tra cui quelle delle passate mostre esposte in galleria. Qui è possibile vedere, scegliere e acquistare quello che più piace. Mobili antichi d’epoca coabitano e dividono lo spazio con opere contemporanee. La precisa volontà della gallerista è mostrare come anche in una casa privata arredata in modo classico il contemporaneo conviva bene.

Questo amore per i palazzi e l’invasione del contemporaneo che si percepisce è confermato dalle iniziative realizzate e promosse da Giulia, come l’invenzione di tre anni fa del format “4 artisti in 4 palazzi”; seguendo un piccolo percorso artistico nella curata e attenta ricerca di scenografici androni nascosti in antichi palazzi, l’idea è stata poi esposta a sei con Pistoia Contemporary Arts Weekenduna tre giorni dedicata a foto, video, pittura, scultura, poesia visiva più eventi collaterali annessi. Nell’edizione di maggio 2017, permanente la formula dei sei palazzi, con l’aiuto di tre curatori per fotografia, installazioni e video-art. Attraverso questi eventi, l’arte performativa gioca sempre con l’arte visiva. Tra i vari progetti da segnalare anche l’Art garden che coinvolge i giardini di Piazza d’Armi, Puccini e i chiostri della città. Uno spazio, quello di Giulia, che nella creazione di eventi collaterali si pone sempre alla ricerca di voci nuove, emergenti e sconosciute.

Vincenzo invece, collezionista e artista, ha aperto a giugno 2016 una bottega/studio d’artista. Un atelier con opere proprie come ‘variabili in permanenza’ e altrui. Dalla sua esperienza lavorativa di impresario ha appreso una profonda conoscenza dei materiali. Una volontà anche ecologica, ben visibile osservando i suoi lavori. La sua passione è evidente. Se ne percepisce infatti il divertimento di fondo da cui sono scaturite le sue creazioni. La sua è un’arte materica che induce a toccare le opere (e qui è possibile farlo!), il senso di molliccio o liquidità che molte trasmettono, e importante è la scelta del materiale usato. Ci sono perfino opere che si possono comporre e scomporre (trovando la giusta o propria combinazione di lettere). Non solo opere da manipolare ma anche da indossare. E neppure io ho potuto esimermi dal farlo, attratta da ‘Camicia di forza’, come ogni folle d’arte che si rispetti. Un’arte quindi partecipata ed esperienziale come l’arte contemporanea dovrebbe essere.

Lo stesso spazio dell’atelier è stato poi da Vincenzo modificato secondo un design industriale con nicchie e corridoi di lamiera. I materiali prediletti sono infatti ferro, bulloni, pietre, schiume, cemento, silicone, dadi, rondelle, puntine. Materiali tipicamente industriali, mescolati secondo una perfetta ed equilibrata fusione tra arte e artigianato. Non è però solo un luogo espositivo ma anche punto di incontro e ritrovo per amici e artisti.

Non proprio vicinissimo ma sempre all’interno dell’area di raggio della Chiesa di San Paolo, c’è poi anche un’altra realtà interessante: lo studio-vetrina di Giuseppe Iozzelli, in arte iogirom. Il nome è Resistenza 12 perché si trova al civico 12 di Piazza della Resistenza. Uno spazio dedicato ad installazioni in aperto dialogo con la città. A partire da dicembre 2015 se ne sono alternate sei a intervalli di due/tre mesi. L’ultima visibile da due anni è Question mark. Un enorme punto interrogativo su pagliericcio, costituito da maschere che racchiudono anche l’installazione precedente Volti dentro (maschere senza occhi, punto e fine del segno d’interpunzione). La prospettiva è esterna, dalla vetrina che di notte si illumina. Un segno di domanda rivolto non solo all’esterno, alla società ma anche a se stesso, in un percorso individuale di ricerca che porterà a Solution. Dal senso pesante della domanda che racchiude tutti i grandi quesiti a un cambio di prospettiva determinato da un senso di leggerezza con un’installazione che sarà sospesa e dal solo peso di 5 grammi. Resistenza ovvero al massimo delle possibilità, come richiesta d’interazione con l’esterno. La stessa volontà di aprire un varco verso il mondo è anche alla base di un progetto futuro: quattro Animanti come porte per la città. Pistoia infatti presenta oggi le sole mura, è senza porte, abbattute in passato. Per l’artista si tratta di qualcosa di folle, una chiusura alla comunicazione con l’esterno. Da qui l’idea di ricostruire quattro porte che aprano dagli spazi fisici a quelli esistenziali dell’animo verso il mondo, celebrando quattro passaggi: origine della luce, riflessione, evoluzione della vita e consapevolezza del pensiero. Un esempio è il primo Animante dell’artista collocato lungo la strada tra Olmi e Quarrata.


Intorno alla Basilica della Madonna dell’Umiltà, secondo vertice del “triangolo”

Laboratorio/atelier d’artista è alla base anche dell’idea di Stefania Salvatori. Nel dicembre 2016 ha dato vita ad HANAMI Art, accanto alla Basilica della Madonna dell’Umiltà in Via della Madonna 14, punto di passaggio e tratto vivo della quotidianità cittadina. Hanami è il suo nome d’arte ed è un voluto richiamo alla celebre festa giapponese iniziata dalla Dinastia Cinese Tang. La fioritura dei fiori in primavera, intesa come rinascita della natura. Hanami significa osservare i fiori da ‘hana’ fiori e ‘mi’ vedere e il simbolo è proprio il fiore di ciliegio. Celebrazione della bellezza, caducità e rinascita, in simbiosi con il ciclo della natura umana. Nato dalla sua forte passione per la pittura, HANAMI Art è sia un laboratorio dove dipinge borse, maglie, tessuti, e organizza workshop, ma anche un atelier dove espone quadri e lavori suoi e di altri artisti. Questo spazio è quindi nella volontà dell’artista un luogo di ritrovo, incontro e scambio di idee per artisti locali e appassionati d’arte.


Intorno alla Chiesa di San Bartolomeo, terzo vertice del “triangolo”

Al terzo vertice di questo triangolo ideale dell’arte contemporanea pistoiese, si trova la Chiesa di San Bartolomeo. Quartiere popolare che un gruppo di giovani artisti vorrebbe riqualificare, creando un vero e proprio polo culturale, questa la sfida. 

In Via Buonfanti 42, aprirà uno spazio culturale polivalente. In una ex tipografia, da cui nasce EXTI.* Sono Rachele Salvioli (fotografa, famosa anche per le atipiche feste musicali organizzate in ville, boschi e spazi storici, ignoti ai più – tra le ultime, estate 2017, “Psychedelic Garden Party” al Parco Puccini Bonacchi e poi nel suo giardino a Novenovine) e il duo Federico Fiori e Francesca Lenzi di Nub Project SpaceTre stanze con un ingresso da un androne/cortile molto suggestivo e l’insegna al neon. Un luogo che nell’idea dei tre creativi dovrà essere animato da luci e scenografie e apparire agli occhi dell’avventore sempre diverso. Un cambio scenico e scenografico almeno una volta al mese. Verranno allestite esposizioni e, in linea con le feste di Rachele, non potrà non esserci spazio per la musica, con una postazione dedicata e una rotazione di tre/quattro gruppi a suonare. Probabilmente verrà dedicato anche uno spazio al coworking (realtà che non ha ancora attecchito in città).

*Aggiornamento, Febbraio 2019 – EXTI ha ufficialmente inaugurato (sia come spazio espositivo, quindi per eventi, che come coworking) cambiando però nome e chiamandosi invece come l’indirizzo in cui si trova, scritto tutto attaccato: VIABUONFANTI42.


Lo stesso spirito ha poi smosso un loro amico, il tatuatore Gigi Fagni. Proprio in via San Bartolomeo 5, ha aperto, a fine agosto 2017, Hexagon Tattoo, studio di tatuaggi ma non solo. L’idea è, secondo le parole del proprietario, creare qualcosa di ibrido e multifunzionale, con un’attenzione all’estetica e alla ricerca. La prima stanza d’ingresso infatti sarà pensata come un open space, un vero e proprio spazio espositivo, con reception. A lato, lo studio vero e proprio e nell’ultima stanza in fondo, il laboratorio di pittura dell’amico Daniele Capecchi. La scelta è ricaduta su questo fondo un tempo ex parrucchiere e ricordato soprattutto come sede in passato di una pellicceria, perché si tratta di un luogo vicino al centro. È praticamente dietro piazza Duomo e allo stesso tempo nei pressi della stazione, così da essere facilmente raggiungibile dai clienti provenienti da fuori Pistoia. L’obiettivo è quello di rivitalizzare il cuore di un vecchio quartiere facendone un luogo alla ribalta per gli eventi, in collaborazione e sinergia con lo spazio EXTI, nella via parallela ma parte dello stesso agglomerato. L’idea è quella di dar vita ad arti performative, visive, esposizioni, pur mantenendo la continuità dei tatuaggi, con un’attenzione particolare alla figura del tatuatore come artista e viceversa.

Non a caso, lo stesso luogo in passato è stato al centro di una rivoluzione creativa, in particolare del design, ad opera di Superstudio e Archizoom: nel 1966, proprio in Via San Bartolomeo, al civico 17, nella Galleria d’Arte Jolly trovava spazio la mostra Superarchitettura – come ha ricordato Il Design Creativo nasce a Pistoia – mostra allestita nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale in agosto 2017.

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Intorno alla Chiesa di San Leone, al centro del “triangolo”

Questa stessa voglia di riqualificare e ricercare l’identità di un quartiere è alla base della mission di un’associazione culturale locale che si chiama SpichisiQuesto gruppo è nato nel 2013 con l’intento di scuotere i pistoiesi e portarli a riscoprire luoghi della città pregni di arte e storia, luoghi abbandonati al degrado e relegati alla condizione di ‘pisciatoio’ o ignoti ai più, attraverso azioni culturali e ludiche o proiezione di film/documentari. Si possono ricordare le Silent Night o il mapping all’Ospedale del Ceppo (marzo 2016), ad esempio, oppure il debutto alla Biblioteca Forteguerriana (dicembre 2013).

E proprio al centro di questo nostro ideale “triangolo del contemporaneo di Pistoia” avrà luogo il progetto di riqualificazione di un’area vicina alla Chiesa di San Leone: nota per i suoi affreschi barocchi, restaurati di recente, in occasione di Pistoia Capitale della Cultura 2017, ha ospitato il celebre gruppo scultoreo de La Visitazione’ di Luca della Robbia. Ma già prima del restauro della chiesa, questo luogo è stato protagonista di un’azione di Spichisi – in occasione del festival di cinema Presente Italiano – con la proiezione di “Gesù è morto per i peccati degli altri” (aprile 2015). Stavolta si tratta in particolare della riqualificazione della Piazzetta Sant’Atto, limitrofa a Via dei Bacchettoni. Un’area su cui Spichisi è già intervenuto durante l’evento Silent Wood del 13 giugno 2015, con la volontà di creare un altro parco in città. La riqualificazione riguarderà non solo un risanamento dell’architettura: sarà una vera e propria rivalutazione della zona grazie a installazioni permanenti di arte contemporanea e al coinvolgimento di noti street artists. È prevista anche la creazione di un giardino, con il sostegno di un vivaista pistoiese. Questo progetto ancora in itinere, proposto all’amministrazione comunale in estate 2017, è ancora alle prese con lo scouting di sponsor e artisti. La proposta è quella di coinvolgere prima di tutto i cittadini, abitanti di quest’area degradata, in un dialogo aperto, con la volontà di instillare un cambio di mentalità, la voglia di vivere lo spazio pubblico in maniera responsabile, di riportare la bellezza laddove un tempo c’era ma ora regna il brutto e il disagio. Un progetto che vuole essere per il gruppo creativo un punto non di arrivo ma di lancio per altre simili iniziative in altri luoghi bisognosi della città.


Intorno la Chiesetta di San Biagino, ed ecco il “quadrilatero” 

Questo “triangolo del contemporaneo” diventa poi un quadrilatero se si considera anche la piccola e sconsacrata Chiesetta di San Biagino con le iniziative di Arte in San Biagino. La chiesa, in Via degli Archi, viene data in affitto per eventi culturali di vario genere, soprattutto mostre d’arte.

A luglio 2017, ha ospitato la personale di un giovane artista locale, Francesco Calistri, in arte Hirdilak. In questo caso, giocando con il luogo e le sue antiche funzioni, l’artista ha ricreato una sorta di viaggio iniziatico e mistico dell’io, suddiviso in tappe. Autodidatta, dall’amore esasperato per Tiziano e Tintoretto, porta avanti la sua personale ricerca di un ritorno alla pittura come faro dell’arte. È mosso dal fulmine che lo ha colpito da bambino in visita al Museo d’Orsay a Parigi. La pittura è per lui immortale e deve saper parlare e trasmettere un’emozione all’osservatore, altrimenti l’artista ha fallito. Questa sua ricerca di un rapporto intimistico si riflette anche nella scelta dell’allestimento del luogo. In penombra e a tratti quasi buio, era illuminato solo da flebili luci. In tutto una trentina di opere ad olio e solo quattro disegni. Ritratti, camere d’artista, paesaggi e personaggi esotici dalla forte carica empatica ed emozionale, per finire con la matericità dei nudi. Tra questi è presente anche quello della compagna, la fotografa Eleonora Chiti. Il volto “Guida” della locandina è come una guida al percorso. I picchi si toccano con il volto disegnato, faro e icona. Simbolica è poi la collocazione, alle due estremità, dell’autoritratto del giovane pittore e di “Elia sul carro di fuoco”. L’“Autoritratto con cappello” presso l’altare è come un santo da pregare per raggiungere o aspirare alla vocazione artistica. Era stato perfino previsto un cuscino per inginocchiarsi. E nella controfacciata, come icona simbolica, Elia. Memore della funzione a cui il luogo era un tempo votato. Questa mostra lo consacra al fuoco poetico della pittura.


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Tutte queste sono realtà diverse eppure accomunate dalla stessa passione e missione. È interessante notare come luoghi pregni di storia e tradizioni siano sfondo a progetti dediti alla condivisione di nuovi linguaggi e saperi. Spazi contemporanei, crocevia dei nostri tempi, nella ricerca di un’arte esperienziale e inclusiva. Aperta alla comunità e volta a riqualificare la città, per renderla semplicemente più bella e vissuta, più contemporanea e condivisa.


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