“Basette”: un cortoviaggio nella periferia romana

Flavio Insinna a sinistra interpreta il commissario Zenigata

Questo è il primo articolo che scrivo per la rubrica Sunday Film e ho deciso di iniziare il mio percorso portandovi nel paese più sottovalutato dagli italiani: l’Italia.

Troppe volte si preferiscono mete esotiche al Belpaese ma non voglio certo parlarvi degli italiani in vacanza a Panarea o Versilia o Cortina. Voglio invece portarvi in periferia, non sempre così bella ma irresistibilmente affascinante, intrisa com’è di storie e personaggi.

Flavio Insinna a sinistra interpreta il commissario Zenigata
Flavio Insinna, a sinistra, interpreta il commissario Zenigata. A destra, il protagonista Valerio Mastrandrea.

“Basette” (2006), una delle prime opere di Gabriele Mainetti, – il regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” (2015, correte a vederlo al cinema) – rappresenta benissimo la periferia italiana, in questo caso romana, in cui, se ci sei nato, hai dovuto faticare per sopravvivere. Ed è ciò che ha sempre fatto il parentado del piccolo Antonio (protagonista) che si riunisce ad intervalli regolari per rubare insieme all’Upim. Il bambino cresce dunque in una famiglia dedita al malaffare, vivendo nei casermoni popolari del Quadraro prima e di Tor Bella Monaca poi, con il mito di Lupin in testa, il ladro gentiluomo dei cartoni animati. E proprio a causa della richiesta del costume del suo eroe fatta dal bambino alla madre, quest’ultima finisce in prigione ed è così che l’avventura del protagonista nei panni di Lupin inizia con le lacrime.

Senza possibilità di riscatto sociale Antonio cresce (interpretato, da grande, da Valerio Mastrandrea) sognando di poter vivere di sotterfugi come Lupin. E da qui emerge il parallelismo tra realtà e sogno: il mondo del suo eroe è fatto di fughe e dialoghi teatrali (Flavio Insinna nei panni di Zenigata, a mo’ di macchietta, ci sta benissimo), di amici che riescono a toglierti sempre dai guai e dell’immancabile ritorno fra le braccia dell’amata, mentre la periferia pian piano ti risucchia senza farti capire che hai raggiunto il limite e che faresti meglio a tornare indietro prima che sia troppo tardi.

Il cast principale di "Basette" : da sinistra Marco Giallini, Daniele Liotti, il regista, Valerio Mastrandrea e Luisa Ranieri.
Il cast principale di “Basette”, da sinistra: Marco Giallini, Daniele Liotti, il regista, Valerio Mastrandrea e Luisa Ranieri.

L’autenticità dei quartieri popolari nell’opera di Mainetti è resa in maniera impeccabile pur nel breve lasso di tempo che si concede per mostrarla – il cortometraggio dura circa 16 minuti – toccando lo spettatore nel suo quotidiano: la storia potrebbe benissimo concludersi in una chiacchiera da bar tra qualche espresso o cappuccino, prima di andare a lavoro.

Qui c’è una verità: anche Antonio, che in qualche modo “tira avanti”, trova il tempo per sorridere ed è vero, in questo siamo bravi, riusciamo a farlo comunque, sempre; così quel gioco della vita che era iniziato in lacrime (con l’arresto della madre) finisce qua, in una seppur malinconica risata.

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