Mumbai: spiagge, parchi e Bollywood

Andrea Piotto | Andrea pi8

MUMBAI Situata lungo la costa occidentale della penisola indiana e lambita del Mare d’Arabia, la città convive con un clima tropicale secco, escluso il periodo del monsone, che coincide più o meno con la nostra estate.

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La vegetazione cresce rigogliosa un po’ ovunque, dalla foresta di mangrovie lungo la costa al Parco Nazionale esteso a nord della città passando in slalom tra i giganteschi ficus che a volte vigilano dal centro della carreggiata.

Il regolamento urbanistico prevede che per ogni albero tagliato se ne piantino due nuovi, ma sono alberi della foresta tropicale sostituiti con piantine da vivaio, e la tecnica per espandersi in aree non concesse all’edilizia è, in poche parole, questa: “si mandano avanti gli slums”, i poveri disboscano a costo zero prendendosene “le responsabilità”, poi si interviene cementificando in larga scala, “per riqualificare l’area”. Semplice.

E il grigio avanza.

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Assieme ai pochi parchi alberati, dove si praticano vari sport e tra gli altri il cricket, altri luoghi di svago sono le spiagge e i centri commerciali; di questi ultimi però, non parlerò, essendo per definizione non-luoghi.

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Le spiagge sono state il mio ossigeno e la mia ricarica: sono di sabbia chiara e soggette a importanti variazioni giornaliere per via delle maree, comunque sterminate e punteggiate di palme e casupole, poi scogli, chioschi, bancarelle, giochi per i bambini, venditori ambulanti, … una spiaggia italiana di inizio ‘900, permettetemi un azzardo.


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Si può passeggiare con la famiglia, mangiare un gelato o una pannocchia arrostita, bere un delizioso succo di canna da zucchero e lime, ma non azzardatevi a fare il bagno, perché in mare scaricano le fogne dell’intera città!

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Per fare il bagno esistono le piscine e un grande parco acquatico è stato costruito proprio affianco alla Global Pagoda, l’enorme centro per la meditazione Vipassana.

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Si parla anche della costruzione di un parco a tema che supporti l’industria cinematografica, Bollywood, già prima al mondo per numero di produzioni girate all’anno e per bacino di utenti potenziali: le parabole satellitari spuntano ovunque tra le baracche, ed esasperando il concetto, si potrebbe dire che ogni villaggio del paese possegga almeno un cinema e una scuola di danza, canto e recitazione.

I grandi successi nel cinema in hindi hanno regole severe al fine di superare le barriere linguistiche e religiose: le azioni dei protagonisti e il loro destino rispondono a prevedibili modelli della mitologia indiana. A differenza di Hollywood, in cui i film possono essere classificati in diversi generi, quelli prodotti a Mumbai tendono a seguire il modello noto come “formato masala”, un’allusione alla miscela di spezie tipiche della cucina indiana. Questo formato combina diversi generi come il romantico, il bellico, il dramma, il comico, il musical, in una durata di circa tre ore.

L’aumento dei costi di produzione e una maggiore libertà creativa hanno però ultimamente avvicinato lo stile del cinema prodotto a Mumbai all’industria americana, portando a risultati anche molto notevoli (mi permetto di consigliare un film tra gli altri, Barfi!).

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