Breakfast at Tate Modern’s

Elena M. Wagner

Domenica, prima dello shopping a Brick Lane Market, nel quartiere del vintage e del design emergente, scendo alla fermata di St Paul’s Cathedral. Da qui cammino. Il Millennium Bridge mi porta dall’altra parte del Tamigi.

Mentre lo attraverso guardo la città: a destra Westminster Abbey, a sinistra Tower Bridge. Mi fermo e proseguo un po’ a gambero per vedere la cattedrale che si allontana; poi mi rigiro e alzo la testa: davanti a me l’elegante ciminiera della Tate Modern. Ex centrale termoelettrica, dal 2000 galleria d’arte moderna e contemporanea.

Non so più quante volte ci sono venuta. Apre alle dieci del mattino e trovarmi qui a quest’ora mi fa sentire fortunata. Oltre a me, il personale di servizio e tre visitatori. Salgo subito al settimo piano, l’ultimo, dove c’è il bar e una lunga vetrata. Ordino il mio cappuccino con tanta schiuma, buono perché il caffè è italiano (Illy). E mi siedo su uno sgabello che guarda il fiume che spacca Londra. Vedo benissimo la cupola bianca e orgogliosa di St Paul’s. Ecco la mia vetrina di diamanti, la mia colazione da Tate’s.

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